AssoBirra, nel 2022 decrescono i consumi in Gdo

Dall'analisi di Assobirra, il -4,7% segnato dalla Gdo si deve principalmente alla ripresa dell'Horeca. Cresce invece l’export che raggiunge 3,8 milioni di euro nel 2022
AssoBirra, nel 2022 decrescono i consumi in Gdo

Secondo l’Annual Report 2022 di AssoBirra i consumi di birra in Italia sono cresciuti del 6 per cento. Una percentuale che equivale a 22,3 milioni di ettolitri, in aumento, cioè, di oltre un milione rispetto all’aggregato 2019. Le cifre sono positive, ma bisogna notare una differenza di performance tra il fuori casa e la Gdo. Se infatti nel primo canale si nota una capacità di ripresa che rimbalza del 20,9% rispetto al 2021, e una quota valore nei consumi totali del 35,8%, diversi sono i numeri del secondo circuito, dove le vendite decrescono del 4,7 per cento.

UN SETTORE VIVO

La Gdo occupa ancora la quota valore maggiore (64,2%) nei consumi nazionali. E il decremento non preoccupa gli esperti. Lo stesso Presidente di AssoBirra, Alfredo Pratolongo (nella foto), sottolinea come questo calo sia “un assestamento inevitabile dopo la riapertura del canale Horeca”, praticamente bloccato dagli anni di pandemia. Il settore, ad ogni modo, è vivo. Ad oggi, il comparto birraio italiano occupa quasi 120mila operatori in circa 850 aziende, creando un valore condiviso di 9,4 miliardi di euro (0,53% del Pil). Secondo il report anche la produzione nazionale è cresciuta (+3,3%) e nel 2022 ha raggiunto quota 18,4 milioni di ettolitri, superando il 2021 (17,8 mio/hl). 

IMPORT ED EXPORT

La birra italiana fa sorridere anche a livello di export. La sua quota, infatti, si attesta vicina ai numeri incoraggianti del 2021 (3,8 milioni di ettolitri nel 2022 contro i 3,9 dell’anno precedente). I paesi con i consumi maggiormente in crescita sono Regno Unito (48,2% dell’export complessivo), Stati Uniti (9,1%), Francia e Paesi Bassi (entrambi 4,3%) ed Albania (4,2%). Continuano a crescere però anche le importazioni che occupano una quota maggiore rispetto all’export. La loro fetta, infatti, tocca i 7,8 milioni di ettolitri di birra, in aumento rispetto ai 7,1 del 2021 e i 6,4 del 2020.

IL PROBLEMA DELLE ACCISE

La birra, però, è l’unica tra le bevande da pasto che versa all’Erario oltre 700 milioni in accise annue che si sommano alla contribuzione fiscale ordinaria. Per ridurre il gap con la produzione estera che convoglia la maggior parte dei consumi nazionali, risulta dunque necessario, per AssoBirra, che il Governo prenda “decisioni chiare” sul versante fiscale. 

 “L’attuale Governo ha iniziato la sua attività con delle sfide importanti per il nostro settore: dalla proposta di etichettatura degli alcolici del Governo irlandese al rischio di innalzamento delle accise sulla birra. Su questi temi, abbiamo avuto modo di apprezzare sempre l’atteggiamento costruttivo e pragmatico del Governo e della maggioranza – spiega Pratolongo –. Come già anticipato negli scorsi mesi confermiamo, tuttavia, la preoccupazione per la produzione di birra in Italia, spesso in crescente svantaggio rispetto a quella estera, che gode in alcuni casi di un fattore competitivo importante: accise anche quattro volte inferiori, come nel caso della Germania, rispetto a quelle pagate in Italia. La birra, infatti, è l’unica bevanda da pasto che ne è gravata, un’anomalia che ha un impatto su tutti: produttori, distributori e consumatori”.

Senza considerare i rincari energetici che hanno riguardato tutto il settore, nell’ultimo anno. “L’intervento dovrebbe essere prioritario, tanto più in un contesto di mercato in cui la filiera si trova già a fare i conti con il peso dei rincari di materie prime e dei costi energetici. – continua il Presidente –. Inoltre, se non verranno stabilizzate le riduzioni per i piccoli birrifici sotto i 60.000 ettolitri, molte aziende entreranno in difficoltà. A nostro avviso, è quanto mai urgente continuare a promuovere il comparto brassicolo italiano utilizzando la leva fiscale come impulso agli investimenti, per stimolare e consentire alle aziende di innescare crescita e generare valore per il Paese”.

LE NUOVE TENDENZE: NO E LOW-ALCOOL

No e low alcool si affacciano sempre di più sul nostro mercato. Nel mondo il fenomeno è letteralmente esploso (i dati Future Market Insights parlano di un mercato di birra analcolica che raddoppierà nell’arco di 10 anni passando da 18,6 miliardi di euro a oltre 38,6 miliardi), ma anche l’Italia cresce costantemente pur senza eguagliare le performance di paesi come il Regno Unito. Secondo i dati Assobirra 2022, il consumo di no e low alcool è, comunque, passato da una quota dell’1,30% del 2020 all’1,78% nel 2022. Nel supermercato aumentano le referenze e la scelta, ma anche il fuori casa dà spazio a questo tipo di prodotto che va sempre di più incontro al trend (riguardante anche i giovani) del consumo moderato.

SOSTENIBILITÀ E PACKAGING

Altro percorso prioritario per AssoBirra è quello che va verso una transizione ecologica sostenibile, le cui sfide da fronteggiare sono comuni non solo all’ambito brassicolo ma all’intero scenario alimentare e al Paese. “Per quanto riguarda le azioni che imprese e addetti possono attuare nelle proprie strutture, lo sforzo è verso la neutralità carbonica: non solo programmi per la riduzione di CO2 operate dalle realtà ma un vero e proprio cambio sistemico dell’intero comparto industriale – spiega Federico Sannella, Vice Presidente AssoBirra con delega a Transizione Ecologica e Sostenibilità.

Per la catena del valore, invece, continuiamo a far crescere il rapporto di partnership con i produttori di materie prime e, in ambito logistico, lavoriamo con Horeca e Gdo in ottica di ottimizzazione e di miglioramento della route to market – continua Sannella –.Quanto al packaging, è importante seguire con attenzione gli aggiornamenti europei e individuare una soluzione sostenibile e in linea con la natura del nostro segmento”.

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