
Donald Trump ha firmato un decreto esecutivo che rinvia al 1° agosto l’avvio dei dazi di “reciprocità”, chiarendo il precedente caos sulle tempistiche e concedendo un respiro ai difficili negoziati commerciali con l’Unione Europea e altri partner. La scadenza del 9 luglio è quindi prorogata, e le parti hanno ancora tre settimane di tempo per raggiungere un’intesa.
In Europa si registra un cauto sollievo dopo giorni di alta tensione. Resta però l’attesa per le lettere annunciate dal presidente Usa a vari partner commerciali, con l’incertezza sulla possibilità che anche l’UE, o uno dei paesi che ne fanno parte, ne riceva una. Ieri sono state rese note le missive inviate a Giappone e Corea del Sud (dazi al 25%), Myanmar e Laos (40%), Sudafrica (30%), Malaysia e Kazakistan (25%). Una portavoce della Casa Bianca ha parlato di altre dodici lettere in partenza.
A Strasburgo, intervenendo in plenaria al Parlamento Europeo, la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha sottolineato che “quando si siede con gli Usa per negoziare su commercio e dazi, l’Europa deve mostrare forza“. La “lettera” che chiuderebbe la trattativa con Bruxelles non è ancora arrivata, ma la trattativa proseguirà fino al 1° agosto. Gli ambasciatori UE sono riconvocati per domani, suggerendo una possibile accelerazione.
Paolo De Castro, Presidente di Nomisma e di Fondazione Qualivita, ex ministro dell’Agricoltura ed europarlamentare, si mostra moderatamente ottimista sul tema dei dazi. La sua tranquillità deriva dall’osservazione diretta: “Non molti giorni fa eravamo al Summer Fancy Food di New York, la più grande fiera agroalimentare americana, e si era sparsa la voce che la soluzione britannica dei dazi al 10%, alla fine sarà anche la nostra“. De Castro tuttavia avverte: “Sono guai comunque, chiariamo. Ci sono comparti che anche col 10% soffriranno. Penso ai formaggi, che già pagano un dazio specifico, e a cui il 10% si sommerebbe“.
Quanto alla presunta “colpa” dell’Europa, come sostenuto da Trump, De Castro risponde: “Trump ritiene che l’UE debba spazzare via i paletti alle importazioni. Ma di che paletti si tratta? Vietiamo il pollo americano trattato col cloro, per dire, e io credo sia giusto. La sicurezza alimentare prima di tutto“. Sull’assoluta necessità di un accordo, De Castro è categorico: “Sono i cittadini Usa a pagare il prezzo più alto di questa politica. Il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha ammesso che se non ci fossero stati i dazi avrebbe già abbassato i tassi che oggi gonfiano i mutui statunitensi. Senza contare l’inflazione galoppante: e poi con i dazi i prodotti saranno più cari“.