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Dazi Usa, l’export lattiero-caseario italiano frena bruscamente

A maggio 2025 le importazioni americane di formaggi dall'Italia crollano del -63,4%
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Le recenti rilevazioni del Census Bureau relative a maggio 2025, analizzate e diffuse da Clal, confermano le prime preoccupazioni legate all’impatto dei dazi imposti dall’amministrazione Trump sul settore lattiero-caseario italiano. A fronte di un modesto aumento dei volumi complessivi di importazioni Usa (+0,8%), si registra un calo marcato dei valori, in diminuzione del -15%. Nei primi cinque mesi del 2025, le importazioni totali di formaggi negli Stati Uniti hanno mostrato un lieve incremento, del +0,7% rispetto allo stesso periodo del 2024, raggiungendo le 83.498 tonnellate. Tuttavia, il solo mese di maggio ha segnato una drastica flessione del -32,2%.

L’Unione Europea si conferma il principale fornitore degli Stati Uniti, detenendo una quota del 68%. Nonostante ciò tra i paesi in rallentamento spicca negativamente l’Italia, che ha registrato una diminuzione del -63,4% nelle sue esportazioni verso gli Usa. Questa contrazione è probabilmente legata a un’anticipazione delle spedizioni nei mesi precedenti all’entrata in vigore dei dazi, al fine di mitigarne l’impatto economico.

Nel segmento specifico dei formaggi duri da latte vaccino (incluse le tipologie non Dop), le importazioni statunitensi dall’Italia nei primi cinque mesi del 2025 si sono ridotte di quasi 2.000 tonnellate rispetto all’anno precedente, equivalenti a circa 50.000 forme da 40 chili.

Antonio Auricchio, Presidente di Gennaro Auricchio Spa, AfiDop e Consorzio per la tutela del formaggio Gorgonzola, ha espresso forte preoccupazione per la situazione: “Purtroppo i numeri confermano le grandi difficoltà del momento che stiamo vivendo. L’impatto dei dazi americani sarà devastante e la persistente incertezza dell’amministrazione americana contribuisce a rendere molto incerta la situazione“.

Auricchio ha sottolineato l’importanza cruciale dei mercati esteri per l’industria italiana: “I mercati esteri e l’export sono sempre più indispensabili per la nostra industria, anche a causa della lentezza del mercato italiano. Superfluo aggiungere che il mercato Usa sia il più importante tra i mercati esteri“. A complicare ulteriormente il quadro, ha aggiunto Auricchio, “si aggiungono l’importante aumento del costo della materia prima e i problemi legati al cambio dollaro/euro“.

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