Illustrazione di PL e IDM: uomo con pallone da calcio tra prodotti alimentari. Armonia e convenienza.

Pl e Idm, l’armonia conviene

I dati elaborati da NIQ certificano lo stato di salute del marchio privato, che in Europa cresce sia a valore che a volume. Ed evidenziano come siano maturi i tempi per un cambio di passo che porti a una fattiva e proficua collaborazione con i brand
Illustrazione di PL e IDM: uomo con pallone da calcio tra prodotti alimentari. Armonia e convenienza.

Non competere, ma cooperare. L’invito, a metà tra profezia e provocazione, viene dal prestigioso palcoscenico di Plma 2025, dove Sebastian van Deth, Analytical consultant NIQ, ha suggerito alla platea l’opportunità di un cambio di paradigma: davanti alla marca privata e all’industria di Marca (è la tesi dell’analista) si apre la concreta possibilità di operare in armonia.

Dopo decenni di relazione se non muscolare, certamente complessa e talvolta conflittuale, i tempi sarebbero maturi per creare una piattaforma di collaborazione che, assicura NIQ, porterebbe vantaggi ad ambo le parti. E non solo. Sarebbe di aiuto all’intero sistema. Per comprendere, però, come si è arrivati a questa conclusione, converrà fare un passo indietro e analizzare lo stato dell’arte della private label a livello mondiale e soprattutto sul fronte europeo.

SOLIDI FONDAMENTALI

Va subito detto che i numeri attestano una stagione felice. Le pl hanno capitalizzato, infatti, il lavoro svolto nei decenni passati, superando quella sorta di stigma che le aveva contraddistinte e, almeno in parte, penalizzate. Il 68% dei consumatori globali afferma che i marchi privati rappresentano valide alternative ai brand noti; il 69% sostiene che offrono un buon rapporto qualità/prezzo. Forti di questo percepito, le marche private sono ormai arrivate a rappresentare un quarto del mercato del largo consumo confezionato.

E va detto che la corsa potrebbe non essere finita qui. NIQ rileva, infatti che il 53% dei consumatori a livello globale è intenzionato a incrementare i propri acquisti di private label, e il 60% dichiara che acquisterebbe più prodotti a marchio privato se fosse disponibile una varietà più ampia. È anche da queste premesse che l’istituto di ricerca prevede per il comparto una crescita del Cagr del 6,6% entro il 2028.

Buone notizie, dunque, che diventano ancora più rilevanti se si guarda al solo Vecchio Continente, dove la market share della Mdd raggiunge il 37,6%, la quota più alta a livello planetario, ben lontana dal 17,2% del Nord America, che rappresenta il secondo benchmark di riferimento. Il comparto, insomma, trova qui la sua massima espressione, frutto di una crescita continua, che l’ha portato a incassare dall’inizio del 2023 un incremento di market share di 0,9 punti percentuali. E che gli ha consentito nell’anno mobile terminante a marzo 2025 di arrivare a generare vendite per 382 miliardi di euro, spinto da una robusta accelerazione del +2,8% rispetto al precedente periodo di rilevazione.


L’immagine di copertina è opera di Giacomo Bettiol

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