
I nuovi dazi del 15% sui prodotti agroalimentari europei esportati negli Stati Uniti non prevedono alcuna esenzione per le eccellenze italiane. La decisione, attesa, è arrivata in contemporanea con la riduzione delle tariffe doganali per il settore automobilistico. Le organizzazioni agricole italiane denunciano dunque un quadro squilibrato, dove il settore agroalimentare paga il prezzo più alto.
Secondo le stime il mercato statunitense, che per il Made in Italy alimentare vale quasi otto miliardi di euro, potrebbe causare perdite superiori al miliardo di euro a causa dei nuovi dazi. I prodotti più penalizzati sono vino, olio extravergine, pasta e suinicoltura.
LA VOCE DELLE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA
Coldiretti e Filiera Italia definiscono l’accordo “a favore degli Stati Uniti“ e chiedono chiarezza sulle intenzioni dell’Europa, sottolineando che “ogni giorno in più senza un’esclusione del vino dalla lista dei dazi significa lasciare spazio ad altri paesi“. Le due associazioni sollecitano sostegni economici e il rispetto dei rigidi standard di sicurezza alimentare europei per i prodotti importati. Il vino, con un impatto dei dazi stimato di oltre 290 milioni di euro, è il prodotto più colpito, seguito da olio d’oliva (+140 milioni) e pasta di semola (+74 milioni).
Confagricoltura parla di “un passo avanti nei rapporti transatlantici“, ma con un pesante “compromesso che penalizza pesantemente comparti strategici come il vino e il Pecorino Romano“. Il Presidente Massimiliano Giansanti chiede che il vino torni a beneficiare del dazio zero e promette di lavorare con il governo italiano e il Parlamento Europeo per proteggere un settore che negli USA vale due miliardi di euro, pari a circa il 25% dell’export totale. Anche per il Pecorino Romano il mercato americano è cruciale, con un valore di 170 milioni di euro.
Cia-Agricoltori Italiani definisce l’accordo “una resa“, denunciando il sacrificio del settore agroalimentare a vantaggio di quello automobilistico. Il Presidente Cristiano Fini teme una drastica riduzione delle quote di mercato, danni pesanti per l’indotto e l’occupazione. L’associazione lancia un appello per “misure di sostegno e indennizzi alle aziende italiane“, sottolineando anche il rischio di importazioni agricole statunitensi senza reciprocità nelle regole.
Legacoop Agroalimentare, attraverso il suo Presidente Cristian Maretti, esprime profonda insoddisfazione, specialmente per l’assenza di vini e pecorino tra i prodotti esclusi dai dazi. Nonostante una riduzione per Grana Padano, Parmigiano Reggiano e pasta (che tornano dal 25% al 15%), Maretti spera ancora che la situazione possa migliorare fino alla soppressione totale dei dazi. Ricorda inoltre che il deprezzamento del dollaro e l’incertezza dovuta ai dazi hanno già contribuito ad un calo della domanda di vino negli USA (-8,7% a volume e -8,5% a valore da inizio anno).
I RISCHI DELLA PRESSIONE DEI DAZI
L’entrata in vigore dei dazi aggrava una situazione già delicata. Dopo un inizio 2025 positivo (+11% nel primo trimestre), l’export agroalimentare italiano negli USA ha registrato una progressiva frenata, con un calo del -2,9% lo scorso giugno. L’aumento del 15% rischia ora di trasformarsi in una caduta strutturale delle vendite, con conseguenze pesanti per tutta la filiera.