
Il prezzo del caffè schizza alle stelle e i dazi Usa mettono sotto pressione i margini: ma la vera partita per le imprese italiane si gioca “in casa”, con la necessità di una profonda armonizzazione europea. È questo il messaggio lanciato da Cristina Scocchia (nella foto), Amministratore delegato di illycaffè, intervenuta al Meeting di Rimini.
L’azienda, che realizza il 20% del suo business negli Stati Uniti (secondo mercato dopo l’Italia), è direttamente colpita dall’accordo sui dazi al 15%. Una mossa che Scocchia definisce una “ritirata strategica“, l’unica opzione possibile per evitare una guerra commerciale che l’Europa non avrebbe potuto vincere.
LA DEBOLEZZA STRUTTURALE DELL’EUROPA
Scocchia ha spiegato che l’accordo sui dazi, pur non essendo una vittoria, ha scongiurato una sconfitta ben peggiore. Le ragioni sono chiare e risiedono nella disparità tra le due potenze. Gli Stati Uniti agiscono come un singolo stato con una leadership politica, indipendenza energetica, militare e tecnologica ben definite. L’Europa, al contrario, è un insieme di stati con interessi divergenti, una governance farraginosa e una mancanza di autonomia su energia, difesa e tecnologia, soprattutto digitale e intelligenza artificiale. Di fronte a forze così diseguali, la scelta pragmatica di cedere era inevitabile per proteggere sia il business sia la partnership politica e valoriale con gli Usa.
FRAMMENTAZIONE INTERNA E COSTI NASCOSTI
Per Scocchia la vera complessità non risiede tanto nei dazi esterni, ma nelle regole interne all’Europa, spesso sovrapposte e contraddittorie. Questa frammentazione normativa equivale a un “dazio interno” che ammonta al 45% sui beni e al 110% sui servizi. Per competere a livello globale, secondo Scocchia l’Europa deve agire come un unico blocco: semplificare il quadro normativo, armonizzare le regole e porre fine alla concorrenza fiscale interna che ha trasformato alcuni paesi in veri e propri paradisi fiscali. L’allineamento fiscale, sebbene graduale, non è un lusso, ma una necessità. Oltre a ciò, è fondamentale ridurre il costo dell’energia e adottare un approccio più equilibrato al Green Deal.
IL MERCATO DEL CAFFÈ IN “TEMPESTA PERFETTA”
A complicare il quadro, per illycaffè c’è il mercato del caffè che sta vivendo una “tempesta perfetta”. La materia prima, il caffè verde, si attesta su una quotazione di circa 380 centesimi per libbra, tre volte la media storica. I dazi americani del 50% sulle importazioni brasiliane, che rappresentano un terzo del caffè non tostato consumato negli Usa, hanno ridotto l’offerta. A ciò si aggiungono le avversità climatiche, come le recenti gelate e la siccità in Brasile. Questo scenario si riflette sul costo medio della tazzina al bar in Italia, che è cresciuto del 19% rispetto al 2021 e del 3,4% rispetto al 2024.
I prezzi variano notevolmente: da 1,50 euro a Benevento e Bolzano a un euro a Catanzaro. E il persistere di questo trend rialzista della materia prima preannuncia ulteriori aumenti.