
Cosa sta succedendo nelle banche italiane? Il risiko non è più solo un gioco da tavola, ma una faccenda seria, che con la stessa appassionante partita tra player sta offrendo la misura del fervore e della vivacità industriale e finanziaria nostrana (e non senza scomode ingerenze). Certo: confusione e interrogativi avanzano, ma si percepisce anche parecchia curiosità e allo stesso tempo l’evocazione di un’effervescenza seducente. Acquisizioni e tentativi di scalata, operazioni dichiarate “ostili”, cause, tribunali, difese, interviste, predatori e prede. Manager d’esperienza e intraprendente affermazione stanno ridisegnando il panorama finanziario tradizionale (un po’ come nella Gdo?).
IL NUOVO VOCABOLARIO DEL MERCATO ITALIANO
La raffica di operazioni straordinarie che sono state annunciate, alcune parecchio clamorose, e che ancora attendono di essere perfezionate e decise testimoniano la vivacità di questo settore. Anche in questo caso noto delle affascinanti similitudini con il nostro mondo del Fmcg. Ascoltando le conferenze stampa e le dichiarazioni rilasciate, è evidente rinvenire un vocabolario comune: valore per gli stakeholder, strategia, coerenza, convenienza per il sistema e per il Paese Italia, crescita, innovazione, sostenibilità, attenzione demografica, inflazione, dazi, disintermediazione, ricerca di nuove fonti di ricavi… Eppure, stanno avvenendo passaggi rivoluzionari che cambiano il paradigma dei rapporti di filiera e danno quasi l’impressione di realtà condizionate che cercano, oltre che capitali e risorse, compatibilità da allineare al mercato.
VERSO UN NUOVO EQUILIBRIO
Per adesso il consumatore-cliente intuisce, si interessa, raccoglie qualche parere, un po’ disorientato e spaventato, faticando ancora a comprendere e immaginare il futuro di insegne e scaffali nuovi che frequenterà. E di come si sta consolidando la realtà industriale e si riposizionano le future offerte che troverà nel risparmio e nella spesa alimentare. La banca e il supermercato, che per anni hanno rappresentato un presidio sociale, territoriale e infrastrutturale, avvertono sempre più la pressione di spinte centripete di rafforzamento generale del settore, e il conseguente accrescimento di “size” al passo delle omologhe dimensioni internazionali di riferimento. Regole e tutele, efficientamento, riduzione dei costi, scalabilità della crescita, digitalizzazione, margini che si comprimono e necessitano di ricavi maggiori, filiere che si integrano e rigenerano. Il consolidamento del settore è ormai teatro di una sequela di m&a per nulla improvvisate, e supportate da analisi, consenso, advisor, progetti industriali che convincono chi più chi meno.
Non dimentichiamoci infatti, che le banche, così come i supermercati, sono luoghi espressione di “casa”, di prossimità, con abitudini difficili da scardinare morbidamente. La storia che si sta raccontando in questi ultimi mesi (ma che delinea una tendenza già in atto da qualche anno) accomuna retail e banking per la stessa discontinuità. Ci sono attori sempre più orientati a integrare, a battezzare soggetti bancari europei competitivi (il monito di Mario Draghi resta acceso) attraverso progetti e iniziative che, se rapide e promosse anche a livello regolamentare, ne determinano il più delle volte il successo. Consci che solo l’ottimizzazione di esperienze e relazioni, modelli strategici vincenti e consolidati permettano grandi manovre, le banche, come il retail, catene di trasmissione delle politiche economiche del Paese, si riconoscono nella statura delle loro imprese, e nella presenza urbana e geografica più che mai.
FRA IDENTITÀ E CAMBIAMENTO
Ma se l’offerta si amplierà e i numeri cresceranno, le realtà più mature sapranno adattarsi a un nuovo sistema che rompe ancore inerziali proprio là dove la globalizzazione sta collassando su se stessa e il mondo si polarizza? Quali nomi prevarranno, quali modelli, quali prodotti? La dinamica accelerata di queste operazioni, con dimensioni sempre più marcate ed eterogeneità di partenza, le rende sempre più ricche e interessanti. Trovare temi trasformativi che rispettino allo stesso tempo e non snaturino le identità percepite finora come rassicuranti e riconoscibili, generando cambi nel brand, cozza un po’ con il paradigma che più si è precisi e più si è potenti. La consistenza culturale italiana sta incoraggiando azioni in avanti e subitanee reazioni, e le mosse di questo tabellone spingono il “rischio-risiko” ad arrivare fino in fondo, superando i conflitti e trovando soluzioni.
L’importante è non perdere mai di vista lo sfondo, non andare oltre la cornice del tavolo. E forse dimostrare che, in un mercato che non elimina il nemico ma si autorigenera, sempre di più l’unione fa la forza.