Competitività in bilico per il comparto del pomodoro da industria. È il messaggio emerso a Napoli durante l’assemblea pubblica Anicav – tredicesima edizione de Il Filo Rosso del Pomodoro – cui hanno preso parte istituzioni, industria e agricoltura. L’incontro ha fatto il punto sulla campagna 2025, caratterizzata da una trasformazione lunga e complessa e da criticità che incidono su efficienza e redditività.
Al centro del dibattito lo studio di The European House–Ambrosetti “Disegnare il futuro: sfide e opportunità per la filiera del pomodoro” e l’intervento del Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che ha definito la filiera “un pilastro dell’agroalimentare italiano”.
Il Presidente di Anicav Marco Serafini ha ribadito la solidità del Made in Italy, ma ha avvertito: “Nuovi paesi produttori stanno entrando sul mercato puntando sulla leva del prezzo. Non possono garantire la nostra qualità ma rischiano di sottrarci quote significative, soprattutto nel lungo periodo”.
Per Anicav, la priorità è rendere più efficiente l’intera filiera, agendo su tre fronti: gestione delle risorse idriche, limiti europei su agrofarmaci e fertilizzanti, impatto del sistema Ets su emissioni e consumi, particolarmente penalizzante per un comparto stagionale come quello del pomodoro.
Il Direttore generale Anicav Giovanni De Angelis ha richiamato la necessità di un dialogo più strutturato tra agricoltori e industria, con un ruolo centrale dell’interprofessione, da riformare soprattutto nel Centro-Sud, dove operano 32 OP (contro le 12 del Nord) e il potere contrattuale è più frammentato.
Il prezzo del pomodoro pagato agli agricoltori italiani è il più alto al mondo, cresciuto del +50% in quattro anni e con punte di +67% al Sud, comprimendo i margini dell’industria, già sottoposta alla pressione crescente della Gdo.
FATTORI INTERNI: COSTI ELEVATI, OP FRAMMENTATE, IMPIANTI POCO COMPETITIVI
Tra le criticità principali evidenziate da Anicav:
- Governance debole e OP troppo piccole, soprattutto nel Centro-Sud, che limitano la programmazione.
- Tensioni lungo la filiera dovute al costo elevato del pomodoro.
- Impianti industriali frammentati nel Mezzogiorno, che non sfruttano economie di scala.
FATTORI ESTERNI: NORME UE, CLIMA E DAZI USA
Sul fronte esterno pesano:
- Vincoli europei su agrofarmaci e fertilizzanti, che riducono le rese agricole; senza adeguata protezione delle colture si rischierebbe di perdere oltre l’80% della produzione.
- Sistema Ets, unico obbligo nel food italiano a carico del comparto del pomodoro.
- Carenze idriche e infrastrutturali, con differenze marcate tra Nord e Sud; il Masaf ha annunciato nuovi interventi e un collegamento strategico tra le dighe Occhito (Foggia) e Liscione (Campobasso).
- Concorrenza internazionale e dazi Usa, con tassazione passata dal 6–12% al 15% per tutte le referenze.
IL SETTORE IN NUMERI
- Produzione 2025: 5,8 milioni di tonnellate (-10% rispetto al programmato).
- L’Italia torna secondo Paese trasformatore mondiale, dopo gli Usa e davanti alla Cina.
- Quota italiana: 14,4% della produzione globale e 53,8% del trasformato europeo.
- Nel 2024 l’export ha registrato un aumento: +6,5% in volume, +3,8% in valore.
- Primo semestre 2025: frenata dell’export (-3,6% volume, -10,7% valore), legata ai dazi USA.
- Mercati principali: Germania, Regno Unito, USA, Giappone, Australia.
- Consumi interni stabili, con leggero calo: -0,4% in volume e -0,5% in valore.
- La passata resta il prodotto più venduto (63,4%), seguono: polpa (20,4%), pelati (10,9%), pomodorini (3,8%), concentrato (1,7%).
- Il fuori casa rappresenta il 67% dei consumi totali (circa 2,1 milioni di tonnellate).
