CETA: sei mesi positivi per il San Daniele

Il bilancio del Consorzio: grazie agli accordi di libero scambio, risultati soddisfacenti per l’export nel primo semestre 2018. Ma a guadagnare è tutto l’agroalimentare italiano
CETA: sei mesi positivi per il San Daniele

A un anno esatto dall’entrata in vigore, se pur in via provvisoria, del CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement), il Consorzio del Prosciutto di San Daniele rinnova la sua posizione favorevole e di supporto all’accordo di libero scambio tra UE e Canada. A partire dal mese di settembre 2017, infatti, il Consorzio ha registrato dati positivi per quanto riguarda l’export in Canada, con un +35% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, oltre a un incremento del numero delle aziende esportatrici.

PIÙ GARANZIE PER IL SAN DANIELE DOP IN CANADA

Con l’avvio dell’accordo, il Prosciutto di San Daniele ha ottenuto un’ulteriore garanzia per quanto riguarda la difesa della suo essere un prodotto DOP, eccellenza del Made in Italy, potendo essere finalmente esportato con la sua denominazione corretta e i relativi simboli di identificazione. Sino all’avvio di questo trattato, infatti, era impossibile a causa della preesistenza nel mercato canadese di un marchio similare registrato agli inizi degli anni 70, che obbligava il San Daniele ad essere denominato “Authentic Italian Prosciutto” in quel Paese.

DATI POSITIVI PER L’EXPORT

Sul fronte export, i dati di bilancio del primo semestre del 2018 vedono un incremento totale del +2,7% rispetto allo stesso periodo del 2017, con un’incidenza del 19% sul totale delle vendite. A ulteriore conferma degli effetti positivi dell’entrata in vigore dei trattati internazionali di libero scambio, la quota delle esportazioni di Prosciutto di San Daniele verso i Paesi UE vale circa il 55%, e verso i paesi extra-comunitari circa il 45%: in controtendenza con quanto registrato nello stesso periodo del 2017. Proprio su questo fronte, è rilevante la variazione in percentuale con un +13,54% di Kg venduti per il mercato extra UE con un totale 943.840,50 Kg venduti. Lieve flessione per l’export nell’area comunitaria, invece, con un totale di 1.175.905,50 Kg.

I MERCATI PIÙ INTERESSANTI

Interessante la crescita nelle vendite nei principali Paesi di esportazione della DOP friulana, che vede un incremento per quanto riguarda il mercato USA (+33,37%) e Svizzera (+7,38%); confermati i valori positivi della Francia e Australia, in flessione Germania e Belgio. L’entrata in vigore del JEFTA – accordo commerciale tra UE e Giappone – rappresenterebbe un ulteriore volano per il San Daniele in Giappone, che già nel primo semestre del 2018 ha registrato un aumento nelle vendite del +2,44%. Anche per quanto riguarda il mercato italiano, il primo semestre del 2018 ha registrato dati positivi con un +5% sul numero di cosce avviate alla produzione, pari a 1.408.069 unità. La produzione di pre-affettato in vaschetta, formato che registra sempre indici positivi, ha ottenuto nei primi sei mesi del 2018 un aumento del 6,3%, sullo stesso periodo dell’anno scorso, con oltre 11.250.000 vaschette prodotte.

IL CONSORZIO: “CETA, UN VANTAGGIO PER TUTTI”

L’entrata in vigore del CETA e in generale di altri accordi che regolano il libero commercio tra paesi, costituisce un vantaggio positivo non solo per la DOP friulana, ma per l’intero sistema economico e dei prodotti dell’agroalimentare italiano, dando la possibilità di essere presenti nei diversi mercati e in modo tutelato – afferma Mario Emilio Cichetti, direttore del Consorzio del Prosciutto di San Daniele -. Queste opportunità permettono inoltre di contrastare con sempre più efficacia i prodotti imitazione e l’Italian sounding, in tutto il mondo”.

I DATI DI CONFAGRICOLTURA EMILIA ROMAGNA

Il CETA compie un anno – dichiara la presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, Eugenia Bergamaschie i numeri confermano ciò che abbiamo sempre sostenuto: le esportazioni agroalimentari italiane in Canada hanno registrato un balzo del 7,4% nel periodo ottobre 2017-giugno 2018. Con il trattato si ottiene un effetto traino sulle produzioni agricole oltre ad una maggior stabilità dei prezzi. Gli agricoltori che conferiscono alle aziende di trasformazione potranno quindi sentirsi tutelati da contratti pluriennali, continuità e garanzia del reddito”.

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