Mc Donald’s, si dimette il ceo di gruppo Thompson

Il manager lascia il posto a Steve Easterbrook, in passato capo della società in Europa, dopo i deludenti risultati trimestrali
Mc Donald’s, si dimette il ceo di gruppo Thompson

Cambio al vertice per Mc Donald’s, la prima della classe mondiale tra le catene di fast food con più di 36mila ristoranti in tutto il mondo. Gli ultimi deludenti risultati trimestrali hanno costretto il presidente e amministratore delegato di gruppo Don Thompson alle dimissioni prima della scadenza naturale del mandato. Thompson, in sella per soli due anni, lascerà il posto il prossimo primo marzo e verrà sostituito da Steve Easterbrook, che viene sempre dal gruppo dove ricopriva la carica di chief brand officer e prima ancora era stato presidente di Mc Donalds Europe. Rimpasto anche per le funzioni di capo dell’amministrazione e della finanza. I titoli della società hanno messo a segno un repentino rialzo dopo l’annuncio delle dimissioni, segnale che gli investitori in Borsa leggono come positivo un rinnovamento ai vertici.

D’altronde il business in casa Mc Donald’s stava perdendo smalto e la società si era appena imbarcata in una rivoluzione nei suoi menù, a cominciare dagli Stati Uniti ma senza escludere che le novità possano, in futuro, varcare i confini. L’avvio di questa piccola rivoluzione commerciale non ha però risparmiato Thompson, che ha pagato gli ultimi, deludenti risultati trimestrali e forse anche i ripetuti scandali in Cina oltre che le defaillance in Giappone, costate molto in termini di ricavi nell’area.

L’ultimo trimestre 2014 si è chiuso con un risultato operativo consolidato (ebit) in calo di un rotondo 20% a 1,75 miliardi di dollari. Performance estremamente deludente sulla quale hanno pesato i risultati americani e quelli asiatici. Nell’area cosiddetta Apmea (Asia Pacific, Middle East, Africa) il reddito operativo (ebit) è crollato addirittura del 44%, mentre in Europa il calo si è attestato al 14% (-6% al netto della svalutazione dell’euro e delle altre valute europee) a causa soprattutto della debolezza in Germania e Francia oltre che in Russia e Ucraina, per i ben noti problemi di instabilità geopolitica. Trend che certamente non possono essere sostenibili a lungo.

Come si è chiuso il 2014 per il gruppo? I ricavi consolidati sono scesi del 2% rispetto al 2013 a quota 27,44 miliardi di dollari. Sarebbero stati invariati senza l’effetto cambio che ha impattato negativamente, ma contando che nell’anno la rete è cresciuta, a parità di quest’ultima il dato risulta essere negativo. L’ebit è sceso del 9% a 7,95 miliardi, con un accelerazione dei trend al ribasso nell’ultimo trimestre, come si è visto, anche a causa della debolezza di molte valute contro dollaro; gli utili netti sono così arrivati a 4,76 miliardi di dollari, con un calo del 15 per cento. Secondo stime di Food, il solo scandalo della carne cinese è costato minori utili netti all’incirca pari a 200-230 milioni di dollari nel 2014, così come una parte del calo è dovuta a maggiori tasse.

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