Battistero nel mirino di Esselunga

Battistero nel mirino di Esselunga

Cinque milioni e mezzo di euro: è questa l’offerta di Bernardo Caprotti, presidente di Supermarkets Italiani e patron di Esselunga, per comprare lo storico marchio parmigiano Battistero ed entrare direttamente nella produzione industriale di panettoni e pandori. Se l’iter giudiziario della proposta, presentata lo scorso gennaio al Tribunale di Parma, dovesse avere esito positivo, le colombe ‘made in Esselunga’ potrebbero già essere sfornate per la Pasqua in arrivo. E questo significherebbe una boccata di ossigeno per i 30 dipendenti a tempo indeterminato e i 120 stagionali che lavorano nello stabilimento di Parma. Nei 5,5 milioni offerti dal patron di Esselunga, oltre al marchio, sarebbero infatti compresi le rimanenze di magazzino e l’avviamento. Ma il condizionale è ancora d’obbligo, almeno fino a marzo, mese in cui è stata fissata la prossima udienza con i creditori. I debiti di Battistero sono superiori all’offerta di Caprotti – si parla di circa 30 milioni di euro fra banche e fornitori -, anche se difficilmente si potrebbe ricavare di più: la sede dell’azienda dolciaria appartiene a un’immobiliare e la tentata asta di parte dei macchinari non ha finora trovato compratori. Soddisfazione è stata espressa anche dalle organizzazioni sindacali, che hanno però rimarcato la necessità di tutelare l’occupazione e la continuità produttiva.
Come importante cliente dell’azienda dolciaria parmigiana, già in passato Esselunga aveva offerto il suo appoggio finanziario, sostenendo l’apertura della nuova sede produttiva nella zona artigianale Spip, spinta anche dall’interesse di realizzare nei prossimi anni il suo terzo store nell’area del vecchio stabilimento di via Emilia Ovest. Con questa nuova mossa Esselunga punta, ora, a potenziare la linea a marchio privato di panettoni, pandori e colombe – una categoria quanto mai massacrata sul piano della marginalità, per l’overdose promozionale nei periodi prefestività – attraverso il lancio di nuovi prodotti, affidandosi presumibilmente anche al know how dei dipendenti Battistero.

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