Eurozona, c’è ancora trading down nel largo consumo

Eurozona, c’è ancora trading down nel largo consumo

Com’è cambiato il consumatore europeo a due anni dallo scoppio della recessione economico-finanziaria internazionale? La ricerca Consumer Sentiment Barometer – condotta da Boston Consulting Group in 14 Paesi del mondo in 17 comparti produttivi e basata su oltre 15mila interviste – rivela in linea generale che, nonostante i principali indici economici dei più importanti mercati dell’eurozona siano in fase di miglioramento, emerge ancora chiaramente la volontà precisa dei consumatori di fare trading down, specie per alcune macro categorie come i beni di lusso e il consumo fuori casa. Nell’analisi dettagliata per Paesi le dinamiche sono però piuttosto differenziate, sia nei comportamenti di acquisto sia nelle aspettative per il futuro dell’economia. Gli italiani, per esempio, a dispetto di una preoccupazione molto forte espressa all’esordio della crisi, risultano oggi i più ottimisti: solo il 38% del campione analizzato continuerà a tagliare la spesa per i beni di consumo, così come il 31% continuerà a orientarsi sui prodotti a marca privata per la loro maggiore convenienza in termini di prezzo. Diversa l’attitudine dei francesi che, pur essendo tornati ufficialmente ai livelli di fiducia pre-crisi, non per questo intendono diventare meno frugali. Gli acquirenti tedeschi – che nel 2008 sembravano i meno ansiosi sul tema della recessione rispetto ai colleghi dei principali mercati europei, Italia in testa – oggi, complice soprattutto l’instabilità finanziaria della Grecia, sono più spaventati e di conseguenza insistono per adottare un comportamento di trading down. I più pessimisti di tutti restano gli spagnoli, che faticano a intravvedere, quanto meno nel breve periodo, la concreta possibilità di una ripresa economica nel loro Paese. Perciò sono anche i più riluttanti a mettere mano al portafoglio per gli acquisti: ben il 44% degli interpellati dalla ricerca conta di risparmiare ancora per i beni di largo consumo facendo presagire che difficilmente si potrà ritornare ai livelli di spesa registrati nel periodo pre-crisi. A dispetto di questo scenario, giustificato da una disoccupazione galoppante e dal crollo del mercato immobiliare, negli ultimi tempi la paura di perdere il lavoro o quella di non avere sufficiente reddito è diminuita: solo il 22% degli spagnoli si dichiara ancora pesantemente preoccupato a fronte del 28% della ben più prospera Germania.

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