Parmalat, si profila la cordata italiana

Parmalat, si profila la cordata italiana

Dopo tanti rumours, conferme e smentite, per Parmalat si va materializzando la cordata tricolore in alternativa al gruppo francese Lactalis. Secondo l’Ansa e Il Sole 24 Ore, è pronto un documento che questa mattina sarà recapitato da un soggetto in rappresentanza di Intesa SanPaolo, Unicredit e Mediobanca al consiglio d’amministrazione di Parmalat per dare ai consiglieri nuovi elementi per decidere sul rinvio dell’assemblea dal 13-15 aprile a fine giugno. In particolare, nella lettera si affermerebbe che è stata individuata un’alternativa di lungo periodo e a capitale italiano. Non sono ancora noti i nomi, peraltro, dei partecipanti alla cordata: sono stati confermati solo l’impegno di Intesa Sanpaolo e la disponibilità di Granarolo. Sul fronte finanziario si erano mostrati interessati Giovanni Tamburi, presidente di Tip, Palladio e, secondo alcuni rumours, anche il fondo Equinox di Salvatore Mancuso. Né è escluso l’appoggio di Mediobanca e UniCredit anche se alla guida finanziaria della cordata resterà Intesa San Paolo. Maggiori incertezze arrivano dai possibili partner industriali: in particolare, l’adesione di Ferrero resta in stand by, che confermerebbe l’interesse per un progetto industriale, italiano e di lungo periodo. Ma, secondo alcune voci, si manterrebbe la contrarietà al progetto da parte di Michele Ferrero.
Ieri, comunque, alla vigilia del cda di Parmalat, in vista dell’eventuale rinvio dell’assemblea degli azionisti, e proprio mentre il Governo approvava il decreto antiscalate messo a punto dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giulio Tremonti, Lactalis ha diramato una nota in cui sottolinea di aver “sempre offerto la propria disponibilità a dialogare con altri azionisti interessati allo sviluppo industriale di Parmalat, nell’interesse dell’azienda e dei suoi collaboratori”.
Il gruppo della famiglia Besnier – che controlla attualmente il 28,97% dell’azienda di Collecchio – ricorda anche “l’intenzione di voler concorrere allo sviluppo di Parmalat nel quadro di un piano industriale di lungo termine che prevede l’integrità del gruppo così come oggi strutturato, nessuna delocalizzazione, la centralità della filiera agroalimentare italiana, il rispetto del legame con il territorio e la valorizzazione delle competenze del management e di tutti i dipendenti”.
Nel comunicato, poi, Lactalis sostiene che “il suo ingresso nel capitale di Parmalat non può essere considerato come un’acquisizione del controllo di Parmalat ai sensi del regolamento sul controllo delle concentrazioni, e che, pertanto, non c’è la necessità di procedere a una notifica preventiva”. Nella Commissione europea si stanno interessando al caso il responsabile antitrust Joaquin Almunia e il responsabile del mercato interno Michel Barnier. Inoltre, in un’intervista rilasciata ieri a La Gazzetta di Parma, Antonio Sala, deputy general manager di Lactalis e presidente di Lactalis Italia, lancia un messaggio di rassicurazione: “Parmalat deve restare a Collecchio e crescere ancora. A Parmalat mancava un azionista industriale di riferimento, noi possiamo dare qualcosa in più per lo sviluppo di Parma e a beneficio della società e degli azionisti”.

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