Export formaggi 2011, +15% a valore

Export formaggi 2011, +15% a valore

Nel 2011 latte, burro, formaggi e yogurt made in Italy hanno toccato il livello record dei 15 miliardi di euro di fatturato alla produzione: è questo il dato saliente del bilancio consuntivo del lattiero-caseario presentato nell’assemblea annuale Assolatte a Milano.
Trend positivo anche dall’export di formaggi, che ha chiuso con un +3,8 in volume e un +15% in valore. In pochi anni l’Italia ha quindi raddoppiato il valore dell’export caseario, entrando a pieno titolo tra i protagonisti nel panorama lattiero internazionale.
“In poco più di dieci anni – precisa Giuseppe Ambrosi, presidente di Assolatte, in una nota stampa – siamo riusciti a capovolgere il saldo della bilancia dei pagamenti: se nel 2001 il saldo era negativo per oltre 222 milioni di euro, oggi il risultato è positivo per oltre 225 milioni di euro. Nel 2011 abbiamo esportato più di 282mila tonnellate di formaggi (il 28% della produzione nazionale), per un valore ormai prossimo ai 2 miliardi di euro”.
Tra i formaggi, in maggiore evidenza sul fronte dell’export nel 2011 ci sono la mozzarella, il grana padano, il parmigiano-reggiano e il gorgonzola.
La Francia si conferma il primo mercato per i formaggi fatti in Italia: rappresenta il 21% dell’export complessivo e ha fatto un ulteriore passo in avanti del +9,6% nel 2011. Al secondo posto la Germania, altra destinazione storica per i formaggi italiani, con il 13% delle esportazioni complessive, seguita dagli Stati Uniti, dove arriva circa il 10% dell’export caseario nazionale, ormai tallonati dal Regno Unito, cresciuto in modo importante, tanto da far ipotizzare un prossimo sorpasso sugli Usa. Al quinto posto, infine, c’è la Svizzera, dove il consumo pro capite di formaggi italiani è tra i più alti del mondo: oltre 2 kg per abitante.
“E’ evidente che la ricetta del nostro sistema industriale è molto valida, e ci ha consentito di assumere un ruolo centrale nell’economia del paese e della filiera – è il commento di Ambrosi – Ora dobbiamo lavorare sulla competitività e sull’efficienza, sia in agricoltura che nella agroindustria. Gli obiettivi comuni devono essere: valorizzare il nostro saper fare per crescere e produrre ricchezza. Non è più il momento di rallentare lo sviluppo e di ingessare il sistema produttivo”.

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