Sis, il grano duro più produttivo è Marco Aurelio

Sis, il grano duro più produttivo è Marco Aurelio

In vista delle semine autunnali dei frumenti, Sis – la maggiore società sementiera italiana, controllata al 100% dal sistema dei consorzi agrari – annuncia un nuovo primato: nelle prove nazionali Frumento duro 2012 recentemente pubblicate, dalla media generale delle 43 prove di tutti gli areali Marco Aurelio è risultata la varietà più produttiva in assoluto. La varietà risulta eccellente anche nelle caratteristiche qualitative della granella, tenore proteico e qualità del glutine in particolare.
Risultati positivi sia in termini produttivi che qualitativi anche per altre nuove costituzioni Sis: in particolare al Nord e in Emilia-Romagna per Cesare e in Emilia-Romagna e Centro per Massimo Meridio. Tra le varietà Sis già consolidate e diffuse, la Liberdur si conferma come la più produttiva nell’area Centro Nord, mentre la Claudio resta la varietà più idonea a tutto il territorio nazionale: anche in un’annata di notevole scarsità idrica ha rivelato una grande resistenza alla siccità (non solo nel nostro Paese, ma anche in Spagna, Francia e Grecia). Si conferma, infine, la costanza e affidabilità del Duilio che ne hanno fatto una pietra miliare della coltura del frumento duro in Italia.
Ottime conferme produttive e qualitative per le varietà Neolatino ed Anco Marzio nel sud Italia e nelle Isole.
Secondo l’osservatorio di Sis, i prezzi del grano duro stanno tornando su livelli accettabili: l’azienda si augura quindi che questo rappresenti uno stimolo all’impiego su più larga scala di seme certificato.
Uno stimolo in più – nella corrente campagna – sarà rappresentato dalla normativa che supporta economicamente gli agricoltori che utilizzino semente certificata. “Come Sis – dice Claudio Mattioli, direttore generale dell’azienda – da tempo siamo in prima linea nella battaglia per l’uso di seme certificato, il solo che garantisce all’agricoltore il ritorno del proprio investimento e la tracciabilità della propria produzione”. Secondo stime Assosementi, l’utilizzo di seme certificato in rapporto al totale di costi colturali rappresenta solo l’1 per cento.
“A fronte di un risparmio così irrisorio – conclude Mattioli – è davvero un controsenso ricorrere ai mercati paralleli di seme non certificato, che nella maggior parte dei casi è comune granella senza alcuna garanzia di germinabilità, purezza e sanità. La battaglia per la buona pasta italiana non può prescindere dall’utilizzo di semente di qualità e certificata”.

© Riproduzione riservata