Italian food & drink, l’export 2012 a +8%

Italian food & drink, l’export 2012 a +8%

Per l’industria agroalimentare italiana, l’estero è sempre più una strada obbligata per crescere e sviluppare volumi e redditività. Nel 2012 l’export ha toccato i 24,8 miliardi di euro, +8% sul 2011 e un’incidenza sul fatturato totale dell’industria alimentare del 19%: una quota record per il sistema produttivo tricolore, ma inferiore a quella di Germania, Francia e Spagna, che oscillano tra il 22% e il 29%, e circa la metà di quella del manifatturiero italiano nel suo insieme (37%). Grande ‘imputata’ di questa quota al di sotto della media europea è sempre la frammentazione in piccole e piccolissime aziende, che hanno maggiori difficoltà ad andare sui mercati più lontani e promettenti. Nel 2012 l’area Ue (+4,9%, con punte del +6% in Germania, Francia e Regno Unito) è stata meno dinamica rispetto ai mercati extracomunitari. Gli Stati Uniti hanno registrato un +9,7%, ma le crescite più significative si sono registrate in Medio Oriente, con Emirati Arabi Uniti (+41,5%), Arabia Saudita (+29,1%) e Turchia (+38,5%), in Estremo oriente, con Cina (+20,6%), Giappone (+21,2%) e, soprattutto, Thailandia (+38,5%), Corea del Sud (+25,9%) e Hong Kong (+19,3%). Notevoli anche i trend in Messico (+35,2%), Russia ( +19%) e Ucraina (+18,0%).
A pesare sulle potenzialità del nostro export, resta la minaccia del fenomeno della contraffazione e dell’Italian Sounding, che sfiora i 60 miliardi di euro di fatturato e raggiunge livelli macroscopici sui mercati più ricchi, come quello nordamericano.

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