L’innovazione salva i consumi dalla crisi del carrello

L'Istituto Italiano Alimenti Surgelati pubblica il suo rapporto sui consumi, che vede i prodotti ad alto valore aggiunto un antidoto alla crisi del carrello
L’innovazione salva i consumi dalla crisi del carrello

Nel corso del 2013 il potere d’acquisto delle famiglie italiane ha proseguito il suo trend discendente: – 1,1 per cento. Ciò si è tradotto in un ulteriore taglio dei consumi alimentari, tornati sui livelli minimi del 1981. Ogni italiano ha speso nel 2013 per cibo e bevande circa 1.683 euro. A ricordarlo è il Rapporto sui consumi di alimenti surgelati in Italia nel 2013, redatto da Iias-Istituto italiano alimenti surgelati. La popolazione del Belpaese è tornata ad acquistare più materie prime, a discapito degli alimenti ricchi di proteine come carne e pesce. Nel 2013 gli italiani hanno acquistato il 20% in meno di pesce, seguito dalla pasta, che ha fatto registrare un calo del 9%, dal latte (- 8%), dall’olio extravergine d’oliva (- 6%), da frutta e verdura che sono diminuiti del 3% e, infine, dalla carne, con – 2 per cento. A tali diminuzioni hanno fatto da contraltare uova (+ 2%), farina (+ 7) e miele (+ 12%). Il più ampio utilizzo di prodotti low cost, purtroppo, ha fatto salire il numero di allarmi alimentari: 534, in crescita del 3% rispetto al 2012 e soprattutto del 14% superiori a quelli prima della crisi nel 2008, quando erano stati 468. La perdita dei livelli di spesa alimentare è avvenuta nonostante l’aumento della pressione promozionale: il 71% dei consumatori confronta con più attenzione rispetto al passato i prezzi, il 62% va a caccia di promozioni, il 42% cerca sempre e comunque i prodotti che costano meno. Come risponde l’industria alimentare? Tutte le più recenti ricerche confermano che circa un quarto del fatturato del food (il 24%, per 28,8 miliardi di euro) è rappresentato da prodotti con un alto contenuto d’innovazione: la gamma del cosiddetto ‘tradizionale evoluto’ (tra cui i surgelati). Poco più di 20 anni fa la situazione era ben diversa, con l’alimentare classico che copriva l’85% del totale. Ciò significa che nell’arco di un quarto di secolo l’aumento percentuale di questi prodotti è ammontato a circa il 50 per cento.

© Riproduzione riservata