Lattiero caseario, sul tetto del food italiano

Se i consumi interni soffrono, l’export vola: il 32% dei formaggi italiani esce dai confini. Ecco tutti i numeri del comparto
Lattiero caseario, sul tetto del food italiano

Cosa sarebbe la cucina italiana senza latte, yogurt, burro, panna e formaggi? E cosa sarebbe l’economia italiana senza l’apporto del lattiero-caseario, che – con i suoi 15 miliardi di euro di fatturato – rappresenta il settore più importante dell’agroalimentare italiano e il fiore all’occhiello del made in Italy alimentare? L’assemblea annuale di Assolatte – l’associazione a cui aderiscono 250 imprese che rappresentano il 90% del fatturato del settore – è stata l’occasione per fare il punto sulla realtà e sulle prospettive di quest’importante comparto, a partire dal suo ruolo nel contesto economico e occupazionale italiano. Complessivamente, nel 2013 le imprese italiane hanno lavorato 12,68 miliardi di litri di latte con cui hanno realizzato: oltre 2,6 miliardi di litri di latte confezionato, 1,6 miliardi di vasetti di yogurt, 160 milioni di kg di burro, 1 miliardo di kg di formaggi freschi e stagionati e tanti altri latticini, come panna, ricotta e mascarpone.

Per garantirne la qualità e la sicurezza le imprese lattiero-casearie italiane investono oltre 282 milioni di euro l’anno in attività di controllo. Il 2013 non è stato facile per il settore, penalizzato dal difficile contesto economico e dalla stagnazione dei consumi. Rispetto all’anno precedente è diminuita del 5% la produzione di latte pastorizzato (che rappresenta il 42,8% dei 2,66 miliardi di litri totali). Quella del latte a lunga conservazione è calata del 2% (57,2% del totale nazionale). Bilancio di segno negativo anche per la produzione complessiva di formaggi. La mozzarella e gli altri formaggi freschi a pasta filata si confermano i leader a livello produttivo, con oltre 220.000 tonnellate, in calo dell’1,8% rispetto al 2012. Tra i freschi, il secondo posto spetta alla crescenza (95.000 tons) seguita dal mascarpone (50.000 tons). Quanto alla mozzarella di bufala, quella Campana Dop ammonta a 37.302 tons, cui si affiancano le 12.300 tons di quella non dop.

Le principali dop italiane hanno chiuso il 2013 con un calo del 2,75% delle produzioni, scese a quota 483mila tonnellate. Il grana padano si è riconfermato il formaggio dop leader per produzioni, con il 36% dei volumi complessivi del settore. Seguono il parmigiano reggiano con il 27,4%, il Gorgonzola con il 10,4%, la Mozzarella di Bufala Campana con il 7,7%, il Pecorino Romano con il 5,1% e l’Asiago con il 4,6%.

Tra gli altri formaggi spiccano le caciotte(23.000 tons),l’italico(10.000 tons),iformaggi ovini (25.000 tons) equelli caprini (6.144 tons), i formaggi a pasta dura (13.750 tons) e quelli a pasta filata (10.500 tons). Controllati, sicuri, buoni e gustosi, i prodotti lattiero-caseari italiani vengono consegnati, ogni giorno, belli freschi, in tutti i negozi d’Italia – dalle botteghe specializzate agli ipermercati – e sempre più spesso arrivano anche sulla tavole dei consumatori di tutto il mondo. “Oggi il 32% dei formaggi prodotti in Italia è venduto all’estero, dove genera un giro d’affari che, per la prima volta nella storia, ha superato i 2 miliardi di euro – spiega il delegato della presidenza di Assolatte, avv. Adriano Hribal – Le nostre aziende vendono formaggi ai francesi (la Francia è il nostro primo mercato di sbocco e nel 2013 è cresciuta del 7,6% a volume), e agli americani (siamo il primo paese per export di formaggi negli States). E hanno iniziato a consegnare latte e latticini a indiani, giapponesi e cinesi”.

I dati del primo bimestre 2014 confermano che i formaggi italiani continuano a espandere la loro presenza nel mondo.Rispetto al periodo gennaio/febbraio 2013, l’export è aumentato del 6% a volume e dell’8,4% a valore, arrivando a quota 47.145 tonnellate e 314 milioni di euro. Rispetto al trend registrato negli ultimi anni, i formaggi italiani sono riusciti a migliorare le loro quotazioni di mercato, registrando un aumento dei prezzi medi, soprattutto in alcuni mercati-chiave come la Francia e gli Stati Uniti. A livello di destinazioni, anche nel primo bimestre 2014 i nostri principali mercati di sbocco continuano a essere trainanti per l’export caseario italiano. A crescere sopra la media sono soprattutto la Gran Bretagna, la Spagna, il Belgio e la Svizzera, ma ottimi risultati in ambito extra-Ue sono stati raggiunti anche in Russia (+23% a volume sul primo bimestre 2013) e in Giappone (+17,5%). Quanto al trend delle diverse tipologie di formaggi, le performance sono particolarmente positive per mozzarelle e formaggi freschi e per Pecorino e Fiore Sardo, che registrano tassi di crescita ben superiori alla media del mercato.

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