Vino, bloccata frode a danno dei toscani docg per 1 milione di euro

La Guardia di Finanza di Siena, con la collaborazione dell’Ispettorato repressione frodi, ha condotto un'operazione che ha permesso di bloccare un traffico di falsi vini d’eccellenza, sostituiti con prodotti anonimi di modesta qualità
Vino, bloccata frode a danno dei toscani docg per 1 milione di euro

Il successo internazionale dei vini toscani docg, brunello di Montalcino in testa, hanno fatto l’uomo ladro.

Secondo quanto riportato dalla Guardia di Finanza di Siena, dal 2011 al 2013 un consulente tecnico di svariate aziende agricole produttrici di vino della zona di Montalcino, rimaste vittime della frode, coadiuvato da collaboratori a vario titolo e con diverse funzioni nell’ambito dell’intera filiera della produzione e messa in vendita di uve e vino, in corso di identificazione,  è riuscito a commercializzare, spacciandolo come vino Brunello e Rosso di Montalcino, un enorme quantitativo di vino di modesta qualità. L’operazione è scattata a seguito della segnalazione da parte del Consorzio di tutela del vino brunello di Montalcino di movimentazioni di cantina fittizie, scoperte nel corso di una verifica dell’organismo di controllo Valoritalia srl, autorizzato alla certificazione del blasonato rosso. La contraffazione veniva realizzata aggirando il sistema di tracciabilità posto a garanzia di tali produzioni.

Il sequestro ammonta a 165.467 litri di falsi vini spacciati per docg per un valore di almeno un milione di euro e 2.350 contrassegni di Stato, documenti di trasporto, fatture e altra documentazione.  Il professionista, abusando del rapporto lavorativo in essere e della fiducia confinatagli anche in virtù di dimostrate elevate capacità professionali, si impossessava di documentazione e di materiale genuino attestante la docg contrassegni di Stato, documenti di trasporto, fatture etc.) ovvero ne riproduceva di ulteriore in maniera artefatta.

I documenti contabili gli consentivano di accompagnare partite di uva e di vino comune – acquistate, presumibilmente in nero – che vendeva alle cantine durante la fase della vendemmia e dell’invecchiamento, mentre i contrassegni gli avrebbero permesso, invece, di “vestire” da Brunello – in modo perfetto e impossibile da scoprire – bottiglie di qualunque vino rosso.

Una parte del vino sequestrato all’esito delle delegate perquisizioni, infatti, era ancora nella fase dell’invecchiamento in botte: in quei casi l’acquirente avrebbe conservato per anni quel prodotto convinto di ottenere, alla fine del ciclo previsto dal disciplinare, un prodotto eccellente.

Inoltre, per completare la copertura fittizia del prodotto falsificato e renderne difficile l’individuazione da parte degli organi di controllo, provvedeva anche all’inserimento di dati falsi nella banca telematica A.R.T.E.A. della Regione Toscana. Il consulent è stato imputato dei reati di frode in commercio, accesso abusivo a un sistema informatico, appropriazione indebita continuata e aggravata e falsi. Lo stesso – su richiesta del pm titolare e su disposizione del GIP di Siena, confermata dal Tribunale del Riesame di Firenze – è sottoposto alla misura cautelare del divieto di dimora nel Comune di Montalcino. Inoltre, nei suoi confronti è stato disposto il sequestro preventivo delle disponibilità finanziarie acquisite grazie alle truffe perpetrate, fino alla concorrenza della somma di  350 milioni di euro a titolo di profitto del reato a oggi provvisoriamente quantificato.
Ulteriori indagini sono ancora in corso per accertare la responsabilità di altri soggetti, operanti con diverse funzioni lungo la filiera di tali vini a docg.
“Abbiamo i mezzi giusti per difendere i nostri prodotti d’eccellenza – ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina – e l’operazione di oggi della Guardia di finanza in collaborazione con il nostro Ispettorato repressione frodi ne è la conferma. L’azione di contrasto messa in campo testimonia che i livelli di presidio della qualità ci sono e funzionano. Proprio la sinergia operativa tra gli organismi di controllo e gli enti preposti alla certificazione, infatti, ha consentito di impedire che la frode colpisse ancora i consumatori e di porre fine a un’odiosa concorrenza sleale nei confronti dei produttori onesti. Chi vuole operare fuori dalle regole va messo fuori gioco e per questo ritengo importante l’esempio dato dal Consorzio del brunello nel denunciare movimenti sospetti”.
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