Le propensioni al consumo degli italiani stanno cambiando e a ribadirlo è un dato sorprendente. Secondo l’indagine AstraRicerche commissionata da Orogel, primo produttore italiano di verdure fresche surgelate, per la prima volta al supermercato la maggioranza degli italiani che sceglie i prodotti in base alla salute superano quelli che comprano seguendo semplicemente i gusti.
Se infatti la stragrande maggioranza degli intervistati ha risposto che adora mangiare bene (62%) e che impugnare forchetta e coltello rende felici (45,5%), si registra contemporaneamente un dato unico nello storico delle serie statistiche in ambito food: il 51,9% degli italiani sceglie di mettere nel carrello prodotti alimentari adatti a uno stile di vita sano, mentre il 42,4% seleziona i cibi in base al gusto. Un sorpasso storico. Nel nostro Paese si afferma dunque una nuova tendenza, che buono deve essere anche sano. È la fine dell’abbacchio? Non esattamente. In realtà non rinunciamo al gusto con un occhio di riguardo alla tradizione, ma stiamo più attenti alla provenienza e alle etichette. Il boom dello street food testimonia del resto che la qualità conta sempre, anche quando i prezzi sono contenuti.
Dalla ricerca, realizzata attraverso un campione rappresentativo della popolazione italiana tra i 18 e i 65 anni, risulta che prestiamo attenzione per la salute, il ‘benessere’ in senso generale (dormiamo quanto basta 67,7%; abbiamo interessi diversi 79,1%; viaggiamo 63,1%; ci dedichiamo a hobbies/passioni 60,8%) ma una scarsa attivazione in senso sportivo (faccio un po’ di attività fisica leggera regolarmente 51,3%; pratico sport regolarmente 40,4%) e una presenza – seppur minoritaria – di alcuni classici vizi come fumo (29,7%), alcool moderato (50,8% birra e altri alcolici leggeri; 50,3% vino) e alcool intenso (22,9% superalcolici). Rilevante invece il fatto che un italiano su quattro (24,8%) si dichiari sempre più preoccupato di ciò che mangia. Quando si parla di prodotti alimentari, già al momento dell’acquisto risulta fondamentale nella scelta la materia prima, l’ingrediente (55,8%) che supera, nonostante la fase storica, il prezzo (48,7%) e le promozioni/sconti/offerte speciali (39,8%). Sono i più giovani a prestare maggiore attenzione al prezzo, anche perchè la crisi colpisce soprattutto loro, mentre i più anziani danno rilevanza al prodotto vero e proprio. Devono essere saporiti ma senza eccessi (i cibi elaborati, ricchi o farciti sono amati da una minoranza 10,9%) e devono essere anche sani (62,5%).
Più verdura meno carne
A riprova di questo trend, emerge che negli ultimi cinque anni il consumo di verdura e di frutta è aumentato rispettivamente nel 37% e nel 32% dei casi, e fanno balzi a doppia cifra anche i legumi, i cereali e il pesce. Ma è soprattutto la carne a essere penalizzata dalla lista della spesa (oltre un terzo del campione dichiara di averne diminuito il consumo). Non è dunque solo colpa della crisi se macellai e macellerie piangono. Preferire cibi sani e salutari segnala un rinnovato desiderio di mettere al primo posto il proprio benessere fisico. Ma non parlateci di diete, per carità.
Sani sì, ma non dietetici
Per associazione di idee, a qualcuno il concetto di salute a tavola fa immancabilmente venire in mente la dieta. Molti italiani sono a stecchetto, una parte di loro per i problemi citati poco fa, è vero, ma lungo lo stivale corre l’avversione, più o meno forte, verso i cibi prettamente dietetici. Nella top ten dei cibi prediletti trovano spazio quelli genuini, magari fatti con materie prime e ingredienti naturali, oppure senza conservanti, o ancora nutrienti e leggeri. Ma non quelli dietetici, che finiscono in fondo alla classifica raccogliendo solamente il 7% di preferenze. Ecco allora che la dieta mediterranea acquista un nuovo ‘sapore’, o meglio lo ritrova: buono sì, ma prima di tutto sano. La tradizione, lo slow food, la dieta mediterranea sono tutti segni di una cultura della tavola che si fonda sulla convivialità. Ecco che allora il cibo non è più solo un mezzo per nutrire il corpo, è qualcosa di più, un condensato di valori culturali, sociali, estetici, ambientali, un ancora che ci tiene legati alle cose belle e buone che la crisi ci vuole portare via.