Ancd Conad, le liberalizzazioni fanno un passo indietro di 10 anni

Così il segretario generale dell'Associazione nazionale cooperative tra dettaglianti Sergio Imolesi commenta il nuovo decreto legge
Ancd Conad, le liberalizzazioni fanno un passo indietro di 10 anni

La posizione dell’Associazione nazionale cooperative tra dettaglianti sul decreto legge in materia di liberalizzazioni, che vieta la deregulation per i farmaci di fascia C, è netta: il Paese fa un passo indietro di 10 anni e il potere di acquisto degli italiani sui farmaci si ridurrà ulteriormente.

 “Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin valuta il dl sulle liberalizzazioni come una vittoria per i cittadini, soprattutto per quelli anziani. Vorremmo che il ministro spiegasse, dati alla mano, in cosa consista tale vittoria; perché dovrebbe sapere bene che i cittadini sborseranno per i farmaci da banco di più rispetto a quanto le parafarmacie sono riuscite a fare pagare in questi anni. Non è, dunque, una vittoria dei cittadini: ancora una volta hanno vinto i farmacisti, che possono così mantenere i loro privilegi di casta ed economici. Ancd Conad, da parte sua, continuerà a difendere il potere d’acquisto dei cittadini, anche assorbendo parte dei costi di eventuali aumenti, come è accaduto in un recente passato. Cosa che, però, non è stata fatta dalle farmacie – ha dichiarato senza tanti giri di parole il segretario di Ancd Conad Sergio Imolesi – ”.

La polemica con Federfarma-Federazione nazionale unitaria titolari farmacia, che sostiene che liberalizzare significa aprire a un uso eccessivo del farmaco da banco e che quindi plaude la decisione del Ministero, si riaccende dunque.

“Federfarma – sostiene Imolesi – non fa cenno al fatto che sta crescendo nel Paese la povertà sanitaria: nel 2014 è aumentata del 3,9 per cento la richiesta di farmaci agli enti caritatevoli da parte di persone indigenti, passando dai 2.943.659 confezioni di medicine richieste nel 2013 ai 3.057.405 del 2014. Per tanti cittadini anche le medicine stanno diventando un lusso che si fatica a permettersi. Perché scomodarsi, dunque, a sconfessare quanto fatto da precedenti governi e impedire alle parafarmacie di distribuire anche i farmaci di fascia C quando è evidente il beneficio che ne potrebbe venire a tante persone? Per quanto riguarda Conad, il risparmio che abbiamo garantito agli italiani con le parafarmacie è stato sinora di oltre 7 milioni di euro e altri 2,5 potrebbero venire proprio dalla liberalizzazione dei farmaci di fascia C. E’ quindi illogico e fuorviante perseverare nella difesa corporativa di chi gode di rendite di posizione ormai anacronistiche e attribuire responsabilità al processo di liberalizzazione del mercato e, di conseguenza, alla grande distribuzione. Il mercato dei farmaci di fascia C è monopolio delle farmacie tradizionali, un mercato a cui evidentemente non intendono rinunciare, anche se produce inefficienze e prezzi alti, spesso inaccessibili alla fasce più povere della popolazione. L’avvento delle parafarmacie ha portato a una riduzione media del 20 per cento del costo del singolo farmaco da banco: osteggiarle, per di più ricorrendo a motivazioni irrazionali, significa avere a cuore più la difesa del proprio status quo e del proprio profitto che non la tutela della salute dei cittadini e del loro potere d’acquisto”.

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