Grissin Bon: accordo con Lidl

Guido Spinelli, direttore export dell'azienda di bakery emiliana, annuncia la partnership e illustra i progetti di espansione sui mercati esteri
Grissin Bon: accordo con Lidl

L’uno è riconosciuto fra i più famosi brand italiani del bakery. L’altro è uno dei retailer più importanti d’Europa. Insieme hanno stretto un rapporto di collaborazione commerciale culminato in un accordo di distribuzione per la produzione di private label. “É stato un lungo corteggiamento quello tra Grissin Bon e Lidl che aveva un altro fornitore italiano – racconta a Foodweb Guido Spinelli, direttore export di Grissin Bon – . Dapprima abbiamo lavorato per un anno con la nostra marca e oggi siamo diventati copacker con un accordo di esclusiva”. L’azienda emiliana fornirà al discounter quattro prodotti: il grissino rustico, il grissino torinese, il grissino classico e il grissino schiacciato, che verranno distribuiti in tutti i punti vendita della rete commerciale europea, The Lidl International”.

Se la partnership con il gigante tedesco mira alla copertura del mercato europeo, contemporaneamente l’obiettivo dell’azienda sui mercati internazionali è quello di crescere anche fuori dall’Europa. “Puntiamo al mercato nordamericano e in particolare alla costa ovest, battuta ormai da numerosi importatori italiani e presidiata da grandi catene sempre più interessate ai  marchi italiani, ma anche a intercettare copacker italiani – aggiunge Spinelli –. Mentre in Europa quello delle pl è un mercato consolidato da anni, in America è ancora in evoluzione e noi intendiamo esplorarlo”.

Un’altra area altamente potenziale per Grissin Bon, sebbene molto più di nicchia rispetto agli Usa, è l’Asia che viene presidiata con una politica commerciale ad hoc. “Se nel mercato americano serve una strategia di ‘eccellenza’, nei mercati asiatici la conoscenza del prodotto va costruita ex novo. Attualmente la nostra offerta, vista l’assenza di gruppi distributivi italiani in loco, è destinata al canale della ristorazione organizzata internazionale: dai  bar, ai ristoranti fino agli hotel internazionali frequentati da manager e turisti occidentali” – conclude Spinelli.

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