Salame cacciatore, tiene la produzione e cresce l’export

La dop conferma la sua leadership nel settore dei salami tutelati con un fatturato alla produzione di circa 40 milioni di euro
Salame cacciatore, tiene la produzione e cresce l’export

Un salume anti crisi. Il salame cacciatore dop – con una produzione nel 2014 di 3,5 milioni di chili a fronte di un fatturato di 40 milioni di euro – conferma la sua leadership nel settore dei salami tutelati e registra le performance economiche migliori, in un contesto di calo della domanda interna.

“La crisi ha penalizzato il mercato dei salami in generale e quindi anche del salame cacciatore, ma il nostro prodotto ha tenuto maggiormente rispetto ad altri grazie a diversi fattori a partire dalla qualità garantita dalla dop – ha affermato Lorenzo Beretta, presidente del Consorzio salame cacciatore – . Un altro fattore premiante di questo salume è quello della praticità d’utilizzo, determinata dalle sue ridotte dimensioni, che lo colloca all’interno di una modalità di consumo immediato. Inoltre il salame cacciatore, avendo un peso pari a circa due etti, ha comunque una battuta di cassa unitaria bassa, indicativamente intorno ai tre euro. Infine perché è conosciuto e apprezzato anche per le sue proprietà nutrizionali che lo rendono – tanto per fare un esempio – particolarmente adatto anche all’alimentazione equilibrata degli sportivi, in quanto reintegra i sali minerali, in particolare il potassio, fornendo anche proteine di ottimo valore biologico”.

A dare spinta alle vendite nei prossimi mesi potrebbe essere anche il lancio del preaffettato. “La notizia – ha continuato Beretta– è stata accolta con interesse dal mercato, ma solo nel corso del 2015 saremo effettivamente in grado di valutare con i numeri se i consumatori hanno gradito la nostra proposta” .

Nel frattempo cresce anche la richiesta di questo salume dop all’estero: si stima quest’anno che il 10% della produzione verrà commercializzata oltre confine con Germania, Francia e Gran Bretagna in testa ai paesi europei di destinazione.

“Dall’export potrebbero arrivare soddisfazioni maggiori se si riuscissero ad aprire nuovi mercati, superando le barriere sanitarie e commerciali che ancora limitano i prodotti a breve stagionatura nei Paesi extra Ue” – ha concluso Beretta – .

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