Prosciutto di Parma, l’export sorride

Nonostante il calo nel mercato interno, le vendite all'estero registrano performance di crescita significative in tutti i continenti
Prosciutto di Parma, l’export sorride

Da Sydney a New York, non manca mai nei menu dei migliori ristoranti. Negli ultimi dieci anni, del resto, ha quasi raddoppiato le vendite a livello internazionale, portandole al 30% della produzione complessiva. Se in Italia mostra chiari segnali di debolezza, all’estero il Prosciutto di Parma continua a imporsi in tutti i continenti, dando così sempre maggiore credito anche all’ambizione del Consorzio, che mira ad affermarlo come marca leader della salumeria mondiale. Durante il 2014, infatti, i mercati oltreconfine hanno assorbito circa 2,6 milioni di prosciutti con la corona, segnando un incremento di 88 mila pezzi, pari al 3,5%, per un fatturato di 250 milioni di euro. Gli Stati Uniti hanno confermato il loro ruolo di primo Paese importatore, con un aumento dei volumi pari al 12,5%, davanti alla Germania, rimasta pressoché stabile. Al terzo posto c’è il mercato francese, che cresce del 3,5% con un totale di 436 mila prosciutti, mentre la Gran Bretagna registra un avanzamento di quattro punti percentuali. Le performance migliori sono però quelle che arrivano dai Paesi dell’Est europeo, diventati ormai uno sbocco importante e con prospettive di ulteriore espansione. Supera quota 100 mila prosciutti il Giappone e si avvicina velocemente a questo traguardo anche l’Australia, dove l’aumento è stato di otto punti. Ottime notizie giungono pure dalla Cina, non tanto per i volumi, ma piuttosto per l’evoluzione favorevole dello scenario, molto più ricettivo e aperto verso il prodotto. Prosegue inoltre anche il trend positivo del Parma preaffettato, che avanza del 2% rispetto al 2013, con una quota di ben il 58% esportata nel mercato comunitario. L’unico vero tasto dolente, insomma, resta quello legato all’embargo russo.

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