Campari, Italia in positivo nel primo trimestre

Supera gli 80 milioni il giro d’affari trimestrale post acquisizione di Averna, trainato dagli aperitivi monodose e da Aperol
Campari, Italia in positivo nel primo trimestre

E’ positiva la performance del gruppo Campari in Italia nel primo trimestre 2015, anno nel quale l’economia interna dovrebbe mostrare segni di miglioramento. Le vendite organiche (depurate dell’effetto dell’acquisizione del gruppo Averna) sul mercato interno sono infatti cresciute del 2 per cento dopo gli ultimi trimestri del 2014 certamente non semplici. Il fatturato italiano dei primi tre mesi, Averna compresa, dovrebbe ammontare a circa 82 milioni di euro (non è stato comunicato un dato puntuale) ed è “principalmente guidata dal business degli aperitivi, in particolare Aperol e i monodose”, si legge in una nota societaria, tra i quali spicca Crodino con un +17,6% di incremento. Al contrario il brand Campari ha avuto un andamento debole “in un trimestre a bassa stagionalità”, mentre note positive sono giunte da Cynar e Glen Grant. A livello consolidato il gruppo ha riportato ricavi per 327,4 milioni di euro, in crescita del 13,4% a livello complessivo. La crescita organica, però, è stata pari al 4,2%: il vistoso aumento dei ricavi è dovuto per buona parte all’effetto cambi (6,6%), che dopo aver influito negativamente nel 2014 sono tornati favorevoli con la svalutazione dell’euro, e per le acquisizioni che hanno pesato per il 2,6 per cento. L’ebitda normalizzato è cresciuto del 19,4% a 56,6 milioni di euro e l’utile ante imposte di è salito del 72,8% a 35,8 milioni. I debiti finanziari netti sono pari a un miliardo di euro, in leggera crescita su fine dicembre 2014. La perdurante crisi geopolitica russa continua a pesare sulle vendite in loco, soprattutto di spumanti. La società, a partire dal 2015, ha rivisto la divisione geografica commerciale e l’Italia è stata inserita nel gruppo SEMEA (Sud Europa, Medio Oriente, Africa). Anche i brand sono stati risuddivisi, non più in base alla tiplogia ma all’importanza per il business: brand a priorità globale, regionale, e locale e il resto del portafoglio.

© Riproduzione riservata