Coca-Cola, la crescita arriva solo dalle bevande piatte

Gli ultimi risultati trimestrali consolidati del colosso di Atlanta confermano che i nuovi trend del beverage non alcolico sono 'piatti'. E le bollicine non frizzano più
Coca-Cola, la crescita arriva solo dalle bevande piatte

Chissà se Vasco Rossi avrebbe intitolato Bollicine la sua canzone sulla Coca-Cola dopo aver letto gli ultimi risultati trimestrali consolidati del gruppo con base ad Atlanta in Georgia. Perché non sono più le bollicine a trainare la crescita della multinazionale, ma le bevande piatte che stanno emergendo sempre più come le protagoniste del suo portafoglio prodotti, pur avendo ancora un peso minoritario sul totale. Nel secondo trimestre del 2015 la situazione è stata evidentissima. Le bevande gassate crescono globalmente a volume di un 1% e al loro interno appare forte un effetto sostituzione tra prodotti comparabili ma con una maturità diversa: crescono del 6% le vendite di Coca-Cola Zero e cadono del 7% quelle della più “anziana” Diet Coke. Le bevande piatte incrementano di un rotondo 5%, e in questo differente passo di marcia sta tutto il momento della società. Tra i prodotti non gassati l’acqua minerale (Dasani il marchio principale) cresce dell’8% a volume e il thè del 7%, mentre i succhi di frutta arretrano dell’1% “a causa di rialzi di prezzi dovuti alle materie prime e della debolezza di alcuni mercati” si giustifica la società in una nota. In tutte le macrozone in cui sono suddivise le aree commerciali il trend è lo stesso, con Europa e Sud America dove la crescita delle bibite gassate si è completamente annullata. A tal proposito, nel Vecchio continente, la crescita delle bevande piatte è invece stata del 7% a volume con i succhi di frutta e l’acqua minerale, smartwater compresa, che hanno trainato le maggiori vendite. In Europa le vendite del trimestre hanno toccato 1,43 miliardi di dollari (1,3 miliardi di euro), con un calo del 9% (+3% le vendite organiche) a causa della forza del dollaro contro l’euro e le altre valute europee. Il reddito operativo dell’area si è attestato a 836 milioni di dollari (760 milioni di euro), in calo del 6 per cento. Il biglietto verde ha influito su tutte le aree di vendita: il fatturato trimestrale è sceso del 3% a 12,15 miliardi di dollari, anche se a livello organico (cioè depurato dagli effetti dei cambi e delle acquisizioni o dismissioni) sarebbe salito del 4 per cento con una crescita globale dei volumi venduti del 2 per cento. I profitti operativi sono scesi del 20% a 2,53 miliardi di dollari mentre gli utili netti di periodo sono cresciuti del 19% a 3,11 miliardi grazie a profitti straordinari per 1,4 miliardi di euro relativi allo scioglimento degli accordi con Monster Beverage.

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