Governo: richiesta alla Ue di ripristino vecchia etichetta

L’esecutivo italiano ha varato un disegno di legge per riportare l’obbligatorietà dello stabilimento di produzione in etichetta e chiederà alla Commissione di derogare al regolamento Ue
Governo: richiesta alla Ue di ripristino vecchia etichetta

Una notizia positiva per tutto il made in Italy alimentare. Nel Belpaese potrebbe tornare l’etichetta dell’indicazione obbligatoria dello stabilimento di produzione. Il Consiglio dei Ministri ha infatti approvato uno schema di disegno di legge che chiede la modifica del regolamento europeo 1169/2011, ovvero quello che introduce l’etichetta cosiddetta europea per i prodotti alimentari. Una misura adottata il 13 dicembre 2014 dall’Italia, che ha capovolto la norma italiana sulla obbligatorietà dell’indicazione dello stabilimento di produzione. Il governo italiano invierà quanto prima una notifica per la preventiva autorizzazione alle autorità europee e porterà contemporaneamente in Parlamento il disegno per l’iter di approvazione, ma se anche la Commissione Ue dovesse autorizzare la modifica passeranno un po’ di mesi prima che il legislatore completi arrivi alla votazione finale. Occorrerà aspettare ancora un po’, quindi, anche se dovesse filare tutto liscio.  L’articolo 38 del regolamento 1169/2011 prevede la possibilità di adottare misure più restrittive da parte dei singoli Stati se volte a tutelare la salute dei consumatori. Il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina ha commentato con favore l’esisto del Consiglio dei Ministri: “Per noi si tratta di un punto cruciale, perchè la valorizzazione della distintività del modello agroalimentare italiano passa anche da qui”. Tra i distributori la Conad è stata la più sensibile al lavoro del governo ringraziando pubblicamente i ministri Martina e Lorenzin per l’impegno nell’approvazione del provvedimento. Fuori dal coro solo la Confcommercio che ventila in rischio di costi e oneri aggiuntivi per le imprese: “non solo non è una misura che aumenta la competitività del made in Italy, ma rischia anche di tradursi in costi e oneri aggiuntivi per le imprese”, è l’opinione della confederazione.
Un altro nodo che andrà prima o poi affrontato è quello dell’indicazione in etichetta delle materie prime utilizzate per le preparazioni alimentari. Le proteste degli agricoltori degli ultimi giorni hanno rialzato la guardia sull’argomento, con le ispezioni alle frontiere dei camion che entrano in Italia. Si stima che ogni giorno 3,5 milioni di litri di latte passano la frontiera per diventare formaggi italiani senza che i consumatori sappiano da dove arriva la materia prima. Allo stesso modo molti prodotti della norcineria italiana sarebbero fatti con maiali non italiani, visto che negli ultimi anni l’allevamento interno si sarebbe rimpicciolito di 600 mila capi.

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