Coop, al via campagna contro l’illegalità

Il retailer punta a garantire una produzione etica lungo tutta la filiera ortofrutticola. Titolo dell'iniziativa: "Buoni e Giusti"
Coop, al via campagna contro l’illegalità

Una campagna contro l’illegalità: si chiama “Buoni e Giusti Coop” l’iniziativa lanciata da Coop Italia per sensibilizzare i consumatori contro il caporalato, le contraffazioni, il lavoro nero e più in generale le illegalità che colpiscono ancora oggi le filiere agroalimentari italiane. A partire dal settore ortofrutticolo.

UN IMPEGNO DECENNALE, MA IL RISCHIO RESTA –   Il progetto ha coinvolto tutti gli 832 fornitori di ortofrutta (nazionali e locali) di Coop che operano con oltre 70.000 aziende agricole.“Il nostro impegno su questo versante – ha dichiarato il presidente Marco Pedroni – è decennale, siamo stati i primi in Europa a certificarci secondo lo standard etico SA8000 ma, a fronte di una situazione critica e drammatica che getta sempre più ombre sul cibo che arriva sulle nostre tavole, vogliamo rilanciare. Il rischio è che l’impresa “cattiva” scacci quella buona e che la ricerca del prezzo più basso possibile faccia a pugni con i diritti delle persone”.

LE FILIERE PIU’ ESPOSTE –  Coop ha individuato 13 filiere ortofrutticole più esposte ai rischi di illegalità e dove più frequentemente emergono episodi di sfruttamento dei lavoratori; con una pianificazione degli interventi che tiene conto della stagionalità si attueranno controlli sulla filiera degli agrumi, per poi proseguire con le fragole, i pomodori, i meloni, le angurie, l’uva, le patate novelle e altri 5 ortaggi di largo consumo. A tutti i fornitori Coop ha chiesto di sottoscrivere l’adesione ai principi del Codice Etico che contempla una serie di impegni per il rispetto dei diritti dei lavoratori e prevede l’esecuzione di un piano di controlli a cui non si può venir meno, pena in caso di non-adesione l’esclusione dal circuito. Inoltre Coop ha intensificato i controlli; sotto esame la filiera degli agrumi (clementine e arance Navel) indagata dagli auditor di Bureau Veritas, leader a livello mondiale nei servizi di ispezione, di verifica di conformità e di certificazione.

RISULTATI INCORAGGIANTI DOPO I CONTROLLI – I primi dati che hanno coinvolto tutti i fornitori Coop e un terzo delle aziende agricole di questa filiera su tre regioni -Calabria, Sicilia e Puglia- sono comunque incoraggianti: nessuna segnalazione di gravi non conformità (caporalato, lavoro nero o casi di discriminazione), sono state invece individuate problematiche relative a norme di sicurezza disattese su cui è stato chiesto un pronto intervento. I prossimi controlli riguarderanno le fragole e il pomodoro ciliegino.

LE RICHIESTE AL GOVERNO – La presentazione della campagna è stata anche l’occasione per una presa di posizione in merito al disegno di legge tuttora al Senato volto a contrastare i fenomeni di caporalato lavorando sia sulla deterrenza del fenomeno che sulla prevenzione. Anche perché è evidente che Coop svolge la sua parte e può anche funzionare da apripista come già in altre circostanze, ma non può essere sola su un tema che è per sua stessa complessità demandato a un controllo da parte delle istituzioni pubbliche. “Da parte sua Coop partecipa, con gli altri soggetti della filiera agricola, al Tavolo voluto dai Ministeri competenti e sta svolgendo una parte attiva anche sul versante del disegno di legge, tanto da aver chiesto assieme alle altre sigle della grande distribuzione di essere ascoltata in audizione – sottolinea Stefano Bassi, presidente di Ancc-Coop (Associazione Cooperative di Consumatori a marchio Coop) – ma il ruolo dei controlli pubblici è comunque un passaggio imprescindibile per il funzionamento di un sistema che voglia seriamente raggiungere obiettivi di prevenzione e repressione di un fenomeno. Fenomeno che evidenze recenti dimostrano sempre di più essere di portata nazionale. Proprio allo scopo di favorire l’adesione alla Rete del Lavoro Agricolo, noi ci siamo mossi volontariamente con il coinvolgimento delle aziende nostre fornitrici, e stimiamo che altri possano seguirci su questo stesso terreno ma occorre avere consapevolezza che tutta intera la grande distribuzione è responsabile di circa la metà delle vendite di ortofrutta in Italia. Ne consegue che l’altro 50% sfugge al filtro della grande distribuzione. Cogliamo questa occasione – e lo ribadiremo anche in audizione – per rivolgere la proposta di collegare l’accesso a qualsivoglia finanziamento pubblico o beneficio di natura fiscale all’iscrizione alla Rete in una logica di incentivo e sprone all’adesione. Crediamo che così facendo potremmo dotarci di una misura più efficace nella lotta comune al caporalato”.

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