Mediobanca: tutti i numeri del vino italiano

Mediobanca: tutti i numeri del vino italiano

Secondo i preconsuntivi di bilancio elaborati dall’Area studi di Mediobanca nell’annuale indagine sul settore del vino italiano, il 2015 è stato un anno positivo, pur in un contesto economico mondiale meno tonico per le difficoltà di alcuni grandi Paesi emergenti. Il fatturato aggregato delle 136 maggiori società italiane è cresciuto del +4,8% rispetto al 2014. Questo incremento è stato sostenuto da esportazioni in crescita del 6,5% e da vendite domestiche che salgono del 3,1%, risultato insperato visto l’andamento del mercato interno degli anni passati. Nel 2015 l’industria alimentare nel suo complesso ha messo a segno un decremento dei ricavi dello 0,8%, e il confronto con il dato vinicolo dà il senso della forza della nostra industria di Bacco. Rispetto al 2010 il fatturato aggregato delle aziende monitorate da Mediobanca è cresciuto del 31,6%, con l’export salito del 46,6 per cento. Per il 2016 le maggiori aspettative sono di ripetere i livelli di fatturato del 2015. Se fosse così il tasso di crescita sarebbe ovviamente più basso del 2015.

LE BOLLICINE CORRONO VELOCI OLTRECONFINE – Sono gli spumanti gli alfieri del nostro export, sempre più apprezzato nei mercati internazionali grazie al successo pressochè mondiale del prosecco. L’export degli spumanti è cresciuto nel 2015 del +15,2% mentre i vini fermi si sono ‘fermati’ a un +5,1 per cento. Il comparto degli spumanti è stato anche quello più vivace negli investimenti e quello dove è maggiormente cresciuta l’occupazione.

IL DOLLARO FORTE E’ UN VALIDO AIUTO – La crescita di export italiano nel 2015 è questione essenzialmente di Americhe: l’area più dinamica in assoluto per le vendite oltreconfine è, infatti, il Sud America (+18,3% le vendite sul 2014), ma essa rappresenta solo l’1,5% del fatturato estero delle vinicole italiane. L’incremento del +13,3% delle vendite in Nord America, dove si realizza il 34% dell’export, è stato il grande motore del nostro export, favorito dal deprezzamento dell’euro verso il dollaro Usa. I Paesi Ue (51,5% del totale dell’export) avanzano del 3,7% e il resto del mondo (Africa, Medio Oriente e Paesi Europei non Ue) del 3,2% per una quota pari al 9,1%; il residuo 3,9% delle esportazioni va nell’area asiatica che accusa una flessione del 10%.

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