Nasce Unione Italiana Food, la più grande associazione dell’Alimentare in Europa

Emerge una nuova realtà dall'unione di AIDEPI e AIIPA. Rappresenta 450 imprese di 20 settori merceologici, con 65mila addetti e un fatturato di 35 miliardi di euro
Nasce Unione Italiana Food, la più grande associazione dell’Alimentare in Europa

Valorizzare e tutelare i prodotti simbolo dell’alimentare italiano: è questa la mission di Unione Italiana Food, la più grande associazione di settore per l’alimentare in Europa. Il presidente di Unione Italiana Food è Paolo Barilla di Barilla SpA, mentre il vice presidente è Marco Lavazza di Luigi Lavazza Spa. Due nomi che da soli bastano a far comprendere la rilevanza e l’ambizione del progetto. Unione Italiana Food nasce, del resto, dalla collaborazione di due tra le più rappresentative associazioni di categoria dell’alimentare italiano: AIDEPI (Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane) e AIIPA (Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari). La nuova associazione rappresenta 450 imprese di oltre 20 settori merceologici, che danno lavoro a 65mila addetti e sviluppano un fatturato di oltre 35 miliardi di euro, di cui 10 miliardi di export. Nel complesso, si tratta di circa 800 brand, che finiscono quotidianamente sulle tavole degli italiani e degli amanti del cibo italiano nel mondo. Fanno parte della squadra del Consiglio di Presidenza Cesare Ponti (Ponti), Paolo Casoni (Perfetti Van Melle), Edo Milanesio (Ferrero) e Angelo Trocchia (Unilever).

PRODOTTI – Della nuova associazione fanno parte grandi marchi e PMI radicati sul territorio, che rappresentano tanti prodotti compresi i simboli delle eccellenze italiane. Si tratta di caffè, pasta, cioccolato, prodotti da forno, confetteria, surgelati, conserve e condimenti solo per citarne alcuni. Un panorama che spazia dalla tradizione all’innovazione, e che risponde alle esigenze che i consumatori ricercano tra gli scaffali e i banchi frigo dei supermercati: piacere, benessere, praticità ed accessibilità.

LA SQUADRA DIRETTIVA – Le aziende associate potranno contare sull’esperienza di una struttura allargata e specializzata nei settori di interesse. La creazione dell’Unione Italiana Food è un traguardo storico – spiega il neo presidente Paolo Barilla – . Uniamo le nostre forze nel pieno rispetto delle nostre diverse identità aziendali e merceologiche e sulla base di un comune sistema di valori. Questo ci permetterà di condividere competenze e fare passi in avanti su temi strategici per il nostro settore. I punti di forza dei prodotti italiani rappresentano un valore estremamente prezioso per il mercato globale – afferma Marco Lavazza, vice presidente di Unione Italiana Food – da sempre il nostro cibo è sinonimo di eccellenza per gusto, qualità e sicurezza, a cui si aggiunge la capacità di offrire al consumatore un approccio più sostenibile e innovativo. Una delle prerogative di Unione Italiana Food sarà il supporto alle aziende italiane nelle strategie di export, perché siano sempre più incisive e valorizzate all’estero.

CONSUMATORI GLOBALI E ITALIANITÀ – Una ricerca internazionale DoxaUnione Italiana Food ha provato a indagare i motivi del crescente gradimento del food italiano all’estero. Studiando il rapporto con il cibo degli italiani e quello di francesi, tedeschi e britannici (tre Paesi che da soli assorbono il 36% dell’export alimentare italiano) si scopre che abitudini alimentari e patrimonio di valori associati al cibo sono oggi molto più condivisi e omogenei di quanto si potesse ipotizzare. Tutti infatti dedicano quasi la stessa quantità di tempo (fatto 100 il periodo dedicato al cibo in tutti i suoi risvolti) nel fare la spesa (dal 20% dei francesi al 27% di tedeschi e italiani fino al 30% degli inglesi) e passano a tavola quasi lo stesso tempo (28% italiani e francesi, 24% tedeschi e 21% britannici), vivendo il cibo come momento di convivialità e socializzazione. Sorprendentemente, noi italiani cuciniamo meno degli altri (solo il 34% del tempo, contro il 44% dei tedeschi, il 45% dei britannici e il 47% dei francesi), ma restiamo i più attenti alle informazioni relative al cibo, dalla lettura di libri ed etichette alla ricerca di ricette e consigli in rete (11% del tempo totale, contro il 4-5% degli altri Paesi).

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