Le attività Copador vanno in mano a Mutti

Il consorzio di Collecchio esce dalla delicata fase di incertezza grazie ad un'altra società del territorio parmense decisa a sfruttare le sinergie. Anche per Copaim nuova vita
Le attività Copador vanno in mano a Mutti

Finisce l’agonia di Copador, il consorzio di trasformazione del pomodoro di Collecchio finito in concordato preventivo nel 2016 a seguito a una crisi originata, sembra, da problemi di natura finanziaria. La Mutti guidata da Francesco Mutti (nella foto) si è aggiudicata, infatti, l’affitto del ramo d’azienda della cooperativa grazie a un’offerta da 2,2 milioni di euro, giudicata congrua dal Tribunale e migliore di quella del Consorzio Casalasco, l’altra società in lizza. In prospettiva, se tutto andrà per il verso giusto, ci potrebbe essere il passaggio di proprietà degli asset produttivi.

La campagna di trasformazione 2017 è assicurata

Negli scorsi mesi la mobilitazione sindacale per cercare di salvare la storica attività parmense era stata molto alta e l’arrivo di Mutti segnala la fine di un periodo di grande incertezza per i 600 lavoratori tra continuativi e stagionali che possono adesso guardare al futuro con maggiore serenità. Anche i tanti agricoltori che compongono la filiera produttiva del consorzio possono tirare un sospiro di sollievo, grazie alla continuità della produzione che scongiura le tante incertezze sollevate per la campagna 2017 di trasformazione del pomodoro.

Mutti accresce la sua capacità produttiva

Per Mutti si tratta di una opportunità molto interessante di aumentare la propria capacità di trasformazione e far fronte alla crescita del giro d’affari degli ultimi anni, che hanno portato il gruppo oltre la soglia dei 200 milioni di euro di fatturato netto già nel 2015. E nell’ultimo bilancio depositato la società guidata da Francesco Mutti segnalava esplicitamente che la crescita dei ricavi era stata ridotta rispetto al potenziale di vendita per l’indisponibilità di prodotto. Una situazione che dovrebbe essere superata grazie a Copador, la cui capacità di trasformazione, dichiarata dalla società stessa, è pari a 6mila tonnellate di pomodoro fresco al giorno.

Stabilità e tranquillità per la filiera

Il primo pensiero – ha detto a commento della notizia il presidente di Confagricoltura Parma Mario Mariniva al centinaio di aziende agricole che, già nel non facile contesto della coltivazione del pomodoro da industria, attendevano un segnale positivo per poter salvare la campagna 2017 nonché alle centinaia di dipendenti fissi e stagionali. La salvezza di Copador significa dare prospettive a tante famiglie del nostro territorio. L’auspicio ora è che questa soluzione tutta parmigiana permetta di dare un nuovo impulso alla filiera del pomodoro da industria, che vede in Parma e Piacenza i territori maggiormente vocati, partendo dalle solide basi rappresentate da Mutti, azienda che si è sempre distinta per professionalità e lungimiranza nel settore agroalimentare.

Copaim passa di mano e riparte

E nelle stesse ore nelle quali si decideva il futuro di Copador anche un’altra società alimentare finita a suo tempo in concordato ritrova un altro assetto: la toscana Copaim, che passerà definitivamente alla “Sapori e gusto italiani” di Milano, che aveva affittato le attività circa due anni fa. La nuova proprietà si è impegnata a investire ulteriormente nel rilancio grazie anche al sostegno della Regione Toscana. Copaim conta centocinquanta dipendenti, suddivisi tra gli stabilimenti di Albinia (Grosseto), dove si confezionano specialità ittiche e vegetali pronte, e Massa e Cozzile (Pistoia), dove si produce la pasta.

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