Mercati finanziari alla frutta? No. Piuttosto, frutta ai mercati. Se in Italia qualche mese fa c’è stato lo sbarco sul listino Aim di Piazza affari di Orsero, il maggior distributore di frutta del Mediterraneo nato dalla fusione tra la Spac Glenalta food e Gf Group, ora potrebbe essere il turno di Dole Food, il peso massimo mondiale di questo settore, presente in forze anche in Italia dove ha due centri di distribuzione. La società americana, che ha il suo quartier generale in California a Thousand Oaks (Los Angeles area), piantagioni di proprietà alle Hawaii e in Centro e Sud America, ha chiesto ufficialmente alla Sec, ovvero l’equivalente della nostra Consob, di essere ammessa alle quotazioni a Wall Street attraverso un’offerta pubblica. Nel 2015 ha fatturato 4,5 miliardi di dollari secondo la rivista Forbes, grazie a vendite in 90 Paesi nel mondo sia di frutta sia di verdure di IV gamma e con 25 mila dipendenti.
Nel 2013 era stata delistata
Non ci sono per il momento indicazioni sul prezzo al quale saranno offerte le azioni, e quindi sul valore complessivo della società. L’unica certezza riguarda gli intermediari finanziari che l’aiuteranno in questo processo: Morgan Stanley, Bank of America e Deutsche Bank, incaricate di gestire la vendita delle azioni. Peraltro, per Dole si tratta di un ritorno sul listino di borsa americano, dal quale era uscita nel 2013 dopo un’offerta pubblica di acquisto (Opa) del suo attuale proprietario, il miliardario americano David H. Murdock che ora la vuole riportare in Borsa, sfruttando le alte valutazioni medie degli indici e il favore di cui stanno godendo ora queste società presso gli investitori. Il lento ma continuo cambiamento della dieta, soprattutto in Occidente, va a favore di alimenti salutistici e frutta e verdura godono di sempre maggiore considerazione.
La frutta in Borsa matura bene
Basta dare un’occhiata ai listini per rendersene conto: Fresh Del Monte, altro big del settore con un marchio molto conosciuto in Italia, capitalizza in Borsa 3 miliardi di dollari e ha visto raddoppiare il suo valore negli ultimi tre anni. La stessa Orsero, nei pochi mesi della sua quotazione, ha messo a segno un rialzo quasi del 30%, ben superiore a quello fatto registrare dai maggiori indici italiani. La società di Albenga ha riportato nel 2016 un fatturato consolidato di 685 milioni di euro di ricavi (+11%) e utili netti per 18,2 milioni (+36%) ed è intenzionata a crescere presto, soprattutto per acquisizioni, nell’ambito di un processo di consolidamento che sta investendo tutto il settore della frutta a livello mondiale.
Negli ultimi anni acquisizioni miliardarie
Negli ultimi anni, infatti, alcuni big del settore sono passati di mano. L’ultima ad essere stata comprata è stata l’irlandese Fyffes: 1,2 miliardi di euro di fatturato, 17 mila dipendenti e una posizione di leadership europea nelle banane, che è stata acquistata dalla giapponese Sumitomo con un’Opa da 750 milioni di euro circa per il 100% delle azioni. Fyffes, prima di diventare preda, aveva cercato una fusione con “Chiquita brands international”, la società americana del famoso bollino blu. L’operazione sembrava fatta, ma il rilancio del duo brasiliano Cutrale-Safra ha fatto saltare il banco e Chiquita è diventata carioca per 1,3 miliardi di dollari.
Dole e il futuro del healthy food
Murdock non ha esplicitato il perchè voglia riportare a Wall Street Dole. Non è escluso che voglia partecipare anch’egli al processo di consolidamento che sta interessando tutto il settore. Il miliardario è piuttosto eccentrico: si è imbarcato in questa nuova sfida finanziaria a 94 anni, ma la cosa non sembra molto preoccuparlo, dato che ha pronosticato per se di vivere fino a 125 anni (ricorda qualcuno?). Appassionato di healthy food, si è fatto promotore della Dole Nutrition Research, che si trova presso il North Caroline Research Campus e si occupa di studiare, con metodo scientifico, le interazioni tra cibo e salute.