Lavazza acquisisce Kicking Horse Coffee

Alla società l'80% del marchio canadese di caffé biologico e fair trade per 115 milioni di euro. Il 2016 si è chiuso con un fatturato di 1,9 miliardi
Lavazza acquisisce Kicking Horse Coffee

Nel settore del caffè, in questo momento se non si è predatori si è prede, aveva detto Giuseppe Lavazza durante il Food Summit di Parma lo scorso aprile. E il gruppo torinese per il momento non ci sta a finire in casseruola, ragione per cui la strategia è quella di crescere anche a tappe forzate per raggiungere e superare la soglia almeno di due miliardi di euro di fatturato, ritenuta al momento di garanzia per l’indipendenza. E’ in questo il contesto strategico che è maturata l’acquisizione dell’80% della società canadese Kicking Horse Coffee, che ha sede a Invermere, nell’interno della provincia della British Columbia, a circa un centinaio di chilometri da Calgary.

UN INVESTIMENTO SUPERIORE AI 100 MILIONI DI EURO

Kicking Horse, che dovrebbe fatturare circa 70 milioni di dollari canadesi (50 milioni di euro) nel 2017, è stata valutata 215 milioni di dollari, equivalenti a circa 145 milioni di euro, e quindi l’esborso per l’80% dei suoi titoli è pari a circa 115 milioni di euro, utilizzando il cambio attuale. Una valutazione che a prima vista sembra “cara”, ma che sconta, forse, i tassi di crescita accelerati del mondo “organic”. A vendere è stato il fondo di private equity americano Swander Pace Capital, con una buona specializzazione nel settore food, che era entrato nel 2012 in partnership con Jefferson Capital e United Natural Foods. Il 20% delle azioni resterà in mano a Elana Rosenfeld, che ha fondato l’azienda nel 1996 e che continuerà a guidarla come amministratore delegato, affiancata da Antonio Baravalle (a.d. Gruppo Lavazza) che diventerà il presidente.

IN PORTAFOGLIO UN MARCHIO BIO E FAIR TRADE

Il torrefattore canadese è specializzato nel caffè biologico e fair trade, due segmenti di offerta che stanno crescendo in Nord America e che garantiscono un maggior ritorno in termini di marginalità, e per il gusto distintivo delle sue miscele. Kicking Horseha commentato l’a.d. di Lavazza Antonio Baravallerappresenta uno di quei “local jewels” che il gruppo Lavazza continua a ricercare nell’ambito della propria strategia di globalizzazione e di posizionamento premium. Oggi il caffè organico e fair trade rappresenta uno dei principali trend sia a livello internazionale che nel Nord America in particolare. Kicking Horse Coffee è leader in questo segmento con un brand dalle caratteristiche perfettamente complementari al portafoglio Lavazza. Negli ultimi anni l’azienda è cresciuta sempre a doppia cifra e grazie a questa acquisizione le prospettive di sviluppo anche oltre i confini del Canada aumenteranno in maniera significativaIl Nord America, in particolare negli Stati Uniti, la Francia, dove la società ha acquisito Carte Noire da JDE, la Germania, l’Inghilterra e l’Australia sono i mercati ritenuti chiave per il gruppo piemontese e proprio in una di queste aree è maturata quest’acquisizione.

BALZO DEI RICAVI 2016 GRAZIE A CARTE NOIRE

La scorsa settimana Lavazza ha presentato i dati relativi al 2016, che si sono chiusi con 1,9 miliardi di euro di ricavi consolidati, in crescita del 29% rispetto all’anno precedente. Questo incremento, spiega la società, è legato per il 4% a una crescita organica, superiore a quella media del mercato che si è attestata sul 2%. Una forte accelerazione è inoltre arrivata dalle acquisizioni che, oltre a Carte Noire, ha visto negli ultimi due anni l’ingresso nel perimetro Lavazza di Merrild in Danimarca e di Lavazza Australia. I ricavi esteri 2016 sono arrivati al 60,3% del totale (dal 52,8% del 2015) e la crescita è dovuta in particolare alla Francia, il secondo Paese dopo l’Italia, con un polo da 500 dipendenti e un fatturato che nel 2016 rappresenta il 20% del totale del gruppo, ovvero circa 380 milioni di euro. Il risultato operativo (ebit) è stato pari a 61,7 milioni di euro, in aumento del 34,1% rispetto ai 46 milioni dell’esercizio precedente. In termini di incidenza percentuale sulle vendite il margine rimane sostanzialmente in linea con l’esercizio precedente. A parità di perimetro l’ebit 2016 presenta una crescita di oltre il 54% rispetto all’anno precedente, ha specificato la società. L’utile del 2016, pari a 82,2 milioni di euro, non è comparabile con il risultato 2015 che usufruì di una plusvalenza di 822,8 milioni generata dalla cessione della partecipazione in Keurig Green Mountain. La posizione finanziaria netta è positiva per 687,5 milioni di euro, a fronte di un valore di 1,35 miliardi di fine 2015 ma di mezzo ci sono, com’è noto, le acquisizioni. C’è, quindi, ancora molto fieno in cascina per crescere ulteriormente per linee esterne, e magari arrivare prima al traguardo dei 2,2 miliardi di euro di ricavi nel 2020 che si è posto il gruppo.

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