La filiera del vino scrive a Gentiloni

Coltivatori e produttori chiedono al Governo di firmare il decreto di nomina del Comitato Nazionale Vini DOC e IGP, decaduto a fine 2017. In stallo 50 denominazioni d'origine
La filiera del vino scrive a Gentiloni

La filiera italiana del vino al completo – vale a dire le associazioni nazionali Federvini, Unione Italiana Vini, Assoenologi, FederDoc, Confagricoltura, Cia–Agricoltori italiani e Alleanza delle Cooperative italiane-Agroalimentare – ha preso carta e penna per scrivere al Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Obiettivo, sollecitare il governo a firmare il decreto relativo alla nomina del Comitato Nazionale Vini DOC e IGP. Come si legge nella missiva, infatti, il Comitato era nominato per il triennio 2015 – 2017 ed è ormai decaduto. Ma come scrivono le associazioni si tratta di un organo indispensabile per l’approvazione delle modifiche dei disciplinari delle Denominazioni, ed in sua assenza oltre 50 Denominazioni si trovano in una situazione di stallo. Le modifiche in questione sono attese dai produttori per la prossima vendemmia. Motivo per cui le associazioni della filiera ritengono indispensabile che si proceda a nominare e insediare il Comitato nazionale quanto prima.

La lettera della filiera italiana del vino a Gentiloni

La lettera

Abbiamo appreso che il Decreto di nomina del Comitato Nazionale Vini DOP e IGP non è stato firmato dall’ex Ministro Martina, prima delle dimissioni rassegnate il 13 marzo. Il Comitato Nazionale Vini DOP e IGP nominato per il triennio 2015-2017 è decaduto. Il Comitato è organo indispensabile per l’approvazione delle modifiche dei disciplinari delle Denominazioni, ed in sua assenza oltre 50 Denominazioni si trovano in una situazione di stallo, che conseguentemente ostacola la competitività del settore sia sul mercato nazionale che internazionale. Alla luce di quanto sopra, ed in considerazione della prossima campagna vendemmiale, riteniamo doveroso porre alla Sua attenzione la necessità dell’emanazione di un provvedimento centrale per il settore vitivinicolo italiano. Ritardare ancora, anche solo di poche settimane, potrebbe mettere in discussione le modifiche che i produttori attendono per la prossima vendemmia.

© Riproduzione riservata