Usa, due catene rischiano il fallimento

La competizione sui prezzi e i veloci cambiamenti nel mondo della distribuzione costano caro a due player storici, affossati dall’esposizione debitoria. Tutti i dettagli.
Usa, due catene rischiano il fallimento

Da un lato c’è la crescita esponenziale del canale e-commerce, destinato, secondo un rapporto del Food Marketing Institute e Nielsen, a raggiungere un giro d’affari pari a 100 miliardi di dollari entro il 2025, coinvolgendo il 70% dei consumatori. Dall’altro invece, ci sono le ambizioni degli ex pure player online nel commercio di malta e mattoni, sempre con Amazon in prima fila. A tutto ciò si aggiunge l’ingresso di Lidl nel mercato che, sebbene stia adesso ridimensionando i suoi propositi di espansione, ha comunque contribuito non poco a scatenare la corsa al ribasso dei prezzi. In questo contesto segnato da elevata concorrenza e bassi margini, a farne le spese sono anzitutto le catene che non hanno risorse economiche sufficienti per adeguarsi al cambiamento e rilanciare il loro business. I due casi più emblematici sono quelli di Bi-Lo LLC, la società che gestisce l’insegna Winn-Dixie, e di Tops Friendly Markets. Per entrambi, infatti, lo spettro della bancarotta è dietro l’angolo.

Un debito miliardario

Per Bi-Lo, che a sua volta è parte del colosso Southeastern Grocers, proprietario anche di Harveys e Fresco y Mas, la principale criticità è un debito da circa un miliardo di dollari con il fondo di private equity Lone Star. Così, il management si prepara a invocare il Chapter 11, una norma della legge fallimentare statunitense che consente la ristrutturazione a seguito di un grave dissesto finanziario. Ciò comporterà la chiusura di 94 negozi di generi alimentari in tutto il Sud-Est, riducendo l’esposizione debitoria di circa 500 milioni di dollari, senza intervenire sugli altri 582 store.

I guai di Tops Friendly Markets

Non se la passa meglio Tops Friendly Markets, fondata dall’immigrato italiano Ferrante Castellani nel 1920, quando aprì il suo primo negozio a Niagara Falls. Oggi la catena, guidata dal Ceo Frank Curci, conta su 178 punti vendita a nord di New York, nel nord della Pennsylvania, nel Massachusetts e nel Vermont occidentale, con circa 15mila dipendenti. Anche in questo caso, considerato l’ingente debito cumulato, si prospetta la richiesta del Capitolo 11 e quindi la ristrutturazione.

Il contraccolpo dei food stamp

Oltre all’impatto dei passivi sul bilancio, un colpo rilevante agli affari di Tops Friendly Markets sarebbe arrivato anche dai tagli del governo statunitense ai sussidi per i buoni alimentari che, secondo Bloomberg, rappresentano il 10% delle entrate. E gli ultimi annunci di Trump sulla questione non fanno dunque prospettare nulla di buono.

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