Tesco, via l’etichetta “best before” per ridurre lo spreco

La catena britannica rimuove la data di scadenza consigliata da 70 prodotti ortofrutticoli. E presto altri player potrebbero seguirne l’esempio
Tesco, via l’etichetta “best before” per ridurre lo spreco

La catena Co-op ne ha fatto un vero e proprio vanto, guadagnando subito in immagine e reputazione nella lotta contro lo spreco alimentare. L’idea di vendere a prezzi stracciati il cibo che ha superato da poco la data di consumo consigliata è stata particolarmente apprezzata dall’opinione pubblica inglese, nonché ovviamente dagli shopper. E, come spesso accade in questi casi, ha poi dato il via ad una serie di iniziative più o meno simili varate dagli altri player. Tesco, però, con l’ultima mossa annunciata nel versante della sostenibilità sembra intenzionato a rilanciare completamente la sfida, aprendo una nuova frontiera della lotta al cestino facile. E’ diventato, infatti, il primo rivenditore a rimuovere l’etichetta best before, quella cioè che indica la data entro cui sarebbe preferibile, quindi non strettamente necessario, consumare un alimento. Toccherà insomma direttamente agli acquirenti stabilire fino a quando quel prodotto è ancora commestibile, evitando così gli sprechi compiuti in nome di una scadenza tutt’altro che tassativa. La misura riguarderà per il momento 70 referenze preconfezionate del comparto ortofrutta, tra cui patate, mele, pomodori, limoni, agrumi vari, cipolle, verdure.

Uno shopper su due fa confusione

Un recente sondaggio realizzato oltremanica ha evidenziato come meno della metà degli shopper abbia compreso correttamente il significato dell’indicazione best before. Molti, dunque, faticano a distinguerla dal perentorio use by, finendo per gettare in pattumiera tanto cibo perfettamente utilizzabile.

Nessun rischio per la sicurezza

La Food Standards Agency, intanto, ricorda che la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” riguarda gli aspetti qualitativi del prodotto, non quelli legati alla sicurezza. E Tesco, da parte sua, non ha ovviamente alcuna intenzione di eliminare le avvertenze obbligatorie per gli alimenti.

I player americani rimandati in politiche anti-spreco

Negli Stati Uniti, intanto, è stato pubblicato un rapporto a cura del Center for Biological Diversity e di The Ugly Fruit and Veg Campaign, in cui le due organizzazioni hanno valutato l’approccio delle catene distributive al contrasto dello spreco alimentare. Nessun retailer si è visto assegnare la lettera A, che rappresenta il livello più elevato e virtuoso. Walmart, pur classificatasi al primo posto, non è andata oltre una modesta B.

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