Retail in movimento o movimento del settore retail?

Il 19 e 20 giugno si è svolta a Stresa la 3° edizione del Retail Summit organizzato dalla rivista Food, EY e Confimprese. L'evento si è concentrato sull'analisi delle sfide del commercio del futuro per sviluppare un modello di business che tenga conto della transizione digitale

Il retail sembrava essere un settore dalle logiche ferree, chiare e pressoché immutabili. Eppure, con l’arrivo dell’e-commerce e del suo profeta Amazon (almeno nel mondo occidentale) molto sembra essere cambiato. Dalle prospettive future del settore all’ossatura del commercio privato nei Paesi occidentali, fino alle occasione di sviluppo per quelli ad alta crescita ma a basso prodotto interno lordo pro capite. Le opportunità non sono affatto svanite nelle nebbie di modelli di business che devono adeguarsi al nuovo mondo. Vanno semplicemente cercate nei nuovi paradigmi del commercio e di questo si è discusso nel terzo Retail Summit organizzato a Stresa dalla nostra rivista Food insieme alla società di consulenza EY e Confimprese. Il titolo del convegno di quest’anno era Digital, Travel, Engagement – Tre sfide per il commercio del futuro. 

OSSERVATORIO CONFIMPRESE – Con l’occasione si è fatto anche il punto sullo stato dell’arte del comparto in Italia, da cui è emerso che l’incertezza dello stallo politico e la flessioni dei mercati finanziari delle ultime settimane non hanno influito sulla tenuta del settore. L’Osservatorio Confimprese sul secondo semestre 2018 “conferma il punto di forza della lettura annunciata a inizio anno e prevede una chiusura d’anno in linea con le previsioni annunciate lo scorso gennaio, ovvero 1.100 aperture e 10mila posti di lavoro. Le aperture di nuovi punti vendita del periodo luglio-dicembre si attestano a 590 con un impiego di 4.020 risorse totali ” si legge nelle note diffuse durante il convegno. “Le stime del nostro Osservatorio – ha spiegato Mario Resca, Presidente Confimpreseprevedono una crescita del 2,5% del giro d’affari che dovrebbe raggiungere i 152 miliardi a perimetro costante. Il campanello d’allarme è piuttosto per l’aumento dell’Iva che pesa sugli investimenti del comparto retail: comporterebbe un crollo dei consumi e un drastico calo dell’indice di fiducia degli italiani.”

IL COMMERCIO ONLINE – I numeri sul commercio online non confortano ancora l’idea che la transizione digitale sia un fatto compiuto per tutti i settori merceologici. Continua, infatti, a restare estremamente limitato il peso dell’etail e se non stupisce il ritardo nel mondo del food, dove gli unici segnali di vivacità sono nelle piattaforme di delivery, è il fashion che accusa un vero e proprio ritardo nello sviluppo. La percentuale degli acquisti effettuati online è infatti, pari all’1%. “Una cifra al di sotto dei dati europei, che non rispecchia i dati degli acquisti online in Italia che a fine anno arriveranno a 27 miliardi di euro con un rialzo del 17%, ma riflette piuttosto lo stato di parziale arretratezza del settore franchising in questo campo” è il commento che trova d’accordo EY e Confimprese.

OMNICANALITA’, IL FUTURO E’ ADESSO – Nonostante ciò, però, la pervasività del digitale nel mondo del commercio è tale che senza una strategia si rischia un ritardo concorrenziale che potrebbe essere fatale, come insegnano i tanti casi di fallimento delle catene retail americane, soprattutto nel mondo dell’abbigliamento e del non-food, anche nei beni durevoli. L’esigenza di omnicanalità è fondamentale, soprattutto alla luce di una realtà consolidata: se anche la transazione di un bene si chiude in un negozio fisico, non è escluso che sia nata online o viceversa. Da una ricerca presentata durante il Retail Summit 2018 sono emerse tre modalità distinte di comportamenti: il 33% degli intervistati ritiene il canale fisico lo strumento abilitante la transazione digitale; il 29% considera il digitale come un punto di partenza di una esperienza che però si conclude in negozio; il 29% pensa che il digitale sia un supporto al canale fisico. Ma i retailer non riescono ancora a trovare il giusto assetto tra i due canali nella realtà e su questo c’è molto da lavorare secondo i consulenti di EY.

QUANTO CONTANO I MILLENNIALS – “Quasi il 90% del panel interpellato – ha affermato Donato Iacovone, Amministratore Delegato di EY in Italia e Managing partner dell’area mediterranea – pensa che la sfida del retail nei prossimi 3 anni sia l’integrazione dei canali, mentre il 69% ritiene necessario rivisitare il proprio modello di business per rispondere alle nuove esigenze del consumatore. In particolare, i Millennials rappresentano la più grande opportunità per il retail: sono il bacino di clienti e potenziali più vasto ma anche la più grande sfida, poiché i loro concetti di fedeltà al brand e di linearità di comportamenti di acquisto sono radicalmente diversi da quelli delle generazioni che li hanno preceduti. Si tratta di una trasformazione più ampia che ha un impatto anche sul mercato del lavoro, con la richiesta di nuove competenze adeguate a gestire i cambiamenti in atto.”

UNA PANORAMICA DEL MONDO RETAIL – Il Retail Summit 2018 è stato moderato dal Direttore Editoriale di Food, Maria Cristina Alfieri, che ha condotto gli ospiti nell’analisi delle diverse sfide del settore retail seguendo un fil rouge che ha affrontato prima le tematiche del digitale, poi quelle del travel e infine l’ingaggio del cliente. A questi link è possibile vedere tutti gli speaker e l’agenda completa dell’evento.

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