Melegatti, nuova asta a settembre

Dopo il fallimento e un primo tenttivo andato deserto, il destino del gruppo dolciario veronese si deciderà il 17 settembre. Con base d’asta ribassata e rischio licenziamento per i dipendenti
Melegatti, nuova asta a settembre

Melegatti ci riprova. Dopo la prima asta, completamente ignorata, il destino del gruppo dolciario veronese che per primo brevettò il pandoro è affidato al secondo bando per la sua cessione dopo il fallimento pronunciato dal Tribunale scaligero lo scorso 29 maggio. Si tratterebbe, di nuovo, della vendita congiunta in unico lotto dello stabilimento Melegatti a San Giovanni Lupatoto, dove si producono dolci da ricorrenza, e di quello di Nuova Marelli a San Martino Buon Albergo, destinato ai dolci continuativi. Rispetto al primo avviso il prezzo a base d’asta scende a 13,5 milioni, che coincide con la soglia di offerta minima. Il termine per partecipare scade tra un mese, il 17 settembre alle 12. In caso di offerte plurime, si procederà all’asta con rialzi a partire da 20mila euro come previsto anche per il primo bando di vendita a fine giugno.

LE NOVITÀ

L’avviso, oltre al livellamento al ribasso della base d’asta, prevede anche novità per i dipendenti. A fare la differenza rispetto alla prima gara è infatti l’assicurazione dell’avvio delle procedure di licenziamento degli attuali 52 dipendenti diretti in cassa integrazione straordinaria. L’ammortizzatore sociale scadrà il 20 dicembre, e da quella data si parlerà di mobilità. A meno che un eventuale acquirente, che rileverebbe il gruppo del tutto privo di obblighi verso i lavoratori, non decida di riassumere tutto l’organico. Si tratta in ogni caso di aspetti del piano industriale di un imprenditore ancora ipotetico, che dovrebbe necessariamente palesarsi con un’offerta entro il mezzogiorno del 17 settembre. I debiti accumulati sono calcolati oggi in circa 50 milioni, ma appena un anno e mezzo fa l’azienda era stata in grado di investirne 10 per realizzare lo stabilimento per Nuova Marelli.

PROPOSTA ECONOMICA E RISCHI OCCUPAZIONALI

La proposta economica non è comprimibile, nel senso che al di sotto dei 13,5 milioni non si scende. Ma resta il fatto che Melegatti non si vende a 18 milioni e con gli addetti in carico; perciò occorrerà provare a cederla a 13,5 e senza personale, cioè senza oneri legati alla cassa integrazione e ad indennità di preavviso. Con la speranza che un nuovo proprietario faccia tesoro del know how dei lavoratori riproponendo il più alto numero possibile di contratti. “Nel caso ancora non vi fossero soggetti interessati – ha riferito il curatore, Bruno Piazzola, al Corriere della Seracercheremo di cambiare modello e vendere separatamente Melegatti e la Nuova Marelli fino ad oggi proposte in blocco“.

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