Brexit, Tesco si prepara al no deal

Il rivenditore britannico lavora a un piano d’emergenza per fronteggiare le conseguenze di un’uscita dalla Ue senza accordo. E intanto Dave Lewis chiede di tassare Amazon
Brexit, Tesco si prepara al no deal

In queste settimane Tesco è impegnata a inaugurare i suoi primi discount a insegna Jack’s, affidandosi a scontrini ridotti e al richiamo diretto alla Gran Bretagna sulle etichette delle private label. Una mossa che, secondo molti analisti, rientra nelle strategie del rivenditore d’oltremanica per affrontare il dopo Brexit. Ma, vista l’incertezza per l’esito delle trattative tra Londra e Bruxelles, adesso a tenere banco c’è ovviamente l’ipotesi di un divorzio senza accordo, con scenari tutt’altro che rassicuranti. Proprio per questo il CEO Dave Lewis ha incontrato i fornitori, mettendo a punto un vero e proprio piano d’emergenza, da utilizzare nell’eventualità di un brusco stop agli approvvigionamenti dal continente. Dunque, se dopo le festività natalizie non ci sarà un’intesa significativa tra Regno Unito ed Unione Europea, il retailer dovrà fare scorta di prodotti alimentari, preparandosi a fronteggiare quella che lo stesso Lewis definisce la più grande delle sfide.

CON BREXIT E NO DEAL A RISCHIO I PRODOTTI FRESCHI

Il numero uno di Tesco ha subito chiarito che la possibilità di accumulare cibi freschi è estremamente limitata. Lo stoccaggio, dunque, riguarderebbe i prodotti secchi. Un’operazione comunque complessa, che coinvolgerebbe inevitabilmente gli altri retailer britannici. Non a caso, anche Aldi ha confermato di prendere in considerazione misure simili. E, nel suo caso, l’ampliamento in corso dell’offerta di cibi freschi renderebbe il tutto ancora più complicato.

LE GARANZIE DEL GOVERNO

Lo scorso luglio, il Segretario alla Brexit Dominic Raab aveva rassicurato i player della distribuzione, annunciando la collaborazione del governo per garantire l’approvvigionamento alimentare in caso di no deal. Tuttavia, il ministro ha sempre ribadito che spetterebbe all’industria prendere l’iniziativa.

LA PROPOSTA DI DAVE LEWIS

Intanto, in Gran Bretagna fa discutere anche l’appello di Dave Lewis per l’introduzione di una “Amazon Tax”. Secondo il CEO, Amazon e i big dell’e-commerce dovrebbero versare un’imposta aggiuntiva del 2% sulle loro vendite. Ciò permetterebbe, tra l’altro, di ridurre la pressione fiscale sui rivenditori tradizionali, già alle prese con una difficile congiuntura che rischia di peggiorare ulteriormente nei prossimi mesi.

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