Lactalis, il latte Parmalat non sarà più in Borsa

I francesi si accordano con i fondi di minoranza per acquisire il pacchetto di titoli che renderà possibile il delisting grazie al cosiddetto ‘squeeze out’. Finisce una storia di Borsa trentennale

Il latte di Collecchio ben presto non sarà più affare di Borsa, di analisti finanziari, di trader e fondi d’investimento. Il gruppo Lactalis, attraverso la società Sofil, ha infatti acquisito un pacchetto di azioni pari al 6,175% del capitale a un prezzo di 2,85 euro per azione. Grazie a questo blitz, che chiude un braccio di ferro durato anni con alcuni azionisti di minoranza tra cui il fondo Amber, il proprietario francese è salito al 95,8% delle azioni e potrà attivare la procedura per il delisting del titolo, che passerà per una sorta di acquisto forzoso (il cosiddetto squeeze out) dell’ultimo 4% delle azioni che non sono ancora di sua proprietà al prezzo più alto “tra quello pagato negli ultimi 12 mesi (pari a 2,85 euro) e quello medio ponderato di mercato degli ultimi sei mesi” come recita la norma che regola queste operazioni.

DELISTING: I TENTATIVI NEL TEMPO

Nel 2017 il gruppo della famiglia Besnier aveva già provato a delistare la società attraverso un’offerta pubblica di acquisto (Opa) a 2,8 euro poi alzata a tre euro, ma allora nessuno degli azionisti che hanno venduto adesso aveva voluto cedere. Le richieste del mercato erano infatti più alte e pari a 3,4-3,6 euro per azione, sulla scorta di attese positive dal maxi contenzioso con la banca americana Citigroup, cui era stato inizialmente chiesto un risarcimento danni post crac fino a 1,8 miliardi di euro. Somma che ben difficilmente si potrà vedere per l’esito sfavorevole della causa. Non solo: l’andamento negativo delle controllate in Sud America e Canada (dove però la società ha speso ora 1,1 miliardi di euro per acquisire le attività nei formaggi ex Kraft Heinz) hanno ridotto per il momento le aspettative reddituali future e consigliato tutti a rivedere le pretese. Da qui l’accordo che è riuscito all’attuale Jean Marc Bernier e non all’ex Yvon Guerin.

DA PARMALAT A LACTALIS: SI CHIUDE UNA STORIA DI BORSA TRENTENNALE

Si chiude così una storia di Borsa quasi trentennale, iniziata nel 1990 con l’acquisizione da parte di Calisto Tanzi della Finanziaria Centro Nord, una piccola società quotata di proprietà del finanziere Giuseppe Gennari, che incassò 155 miliardi di lire per cedere la società che sarebbe poi diventata la Parmalat Finanziaria, holding di tutto il gruppo e tra le società più note di Piazza Affari anche per il pesante e arcinoto crac che la coinvolse nel 2003. Un evento assolutamente traumatico per la finanza italiana, da cui scaturirono una serie di importanti processi penali e civili a Milano, a Parma e negli Stati Uniti e che sottrassero a Tanzi la proprietà dell’azienda. Nel 2005 il ritorno in Borsa grazie alle cure del commissario straordinario Enrico Bondi, cui toccò il compito di evitare la chiusura di un gruppo schiacciato dai debiti per oltre 14 miliardi di euro, secondo i calcoli prodotti durante le investigazioni.

IL FUTURO DEL GIGANTE DEL LATTE

Di quel periodo resta ben poco nel 2018. La società è stata rivitalizzata grazie anche ai soldi dei risarcimenti ottenuti dalle banche che avevano occultato i pesanti debiti. Denari utilizzati dal nuovo azionista di controllo Lactalis per farla crescere a livello internazionale attraverso molte acquisizioni che l’hanno portata a fine 2017 a raggiungere un fatturato consolidato di 6,7 miliardi di euro destinato a salire di molto con le attività canadesi ex Kraft appena acquisite. Cosa succederà adesso al gigante che fu di Collecchio? La necessità di delistare l’azienda lascia trapelare, in trasparenza, la volontà di avere mani totalmente libere (niente più azionisti di minoranza, organi di controllo come Consob o la stessa Borsa Italiana) per predisporre una trasformazione del gruppo che forse passerà per uno spacchettamento e ricomposizione delle tante attività disseminate nel mondo. Non è escluso che si metteranno in campo sinergie importanti tra Lactalis Italia (Galbani, Cademartori) e Parmalat SpA, la capogruppo nostrana alla ricerca di un rilancio dopo anni di stasi, come ha sottolineato la stessa società nell’ultimo bilancio. Nei prossimi mesi se ne saprà certamente di più.

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