Etichette, verso l’obbligo di indicazione d’origine ‘totale’

Passa in due commissioni un emendamento al Dl Semplificazioni a tutela del Made in Italy: bisognerà indicare la provenienza di tutti gli alimenti. Soddisfatta Coldiretti, critica Federalimentare
Etichette, verso l’obbligo di indicazione d’origine ‘totale’

È stato approvato nei giorni scorsi dalle commissioni Lavori pubblici e Affari costituzionali del Senato l’emendamento ‘Made in Italy’ al Dl Semplificazioni, che dispone l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti gli alimenti. Attualmente in Italia l’obbligo di indicazione d’origine esiste solo per pelati e concentrati di pomodoro, latte e derivati, riso, grano per produrre pasta e pollo. Nell’Ue riguarda invece la carne bovina, il miele e le uova. L’etichettatura di origine obbligatoria degli alimenti è stata introdotta per la prima volta nel 2001 dopo l’emergenza ‘mucca pazza’, per garantire la trasparenza con la rintracciabilità e ripristinare così un clima di fiducia. Ora l’Italia potrà derogare al regolamento Ue emanando singoli decreti che renderanno obbligatorie le etichette con la provenienza per quegli alimenti non compresi nella normativa comunitaria. E dunque estenderla a succhi, conserve o marmellate, ai legumi in scatola o alla carne utilizzata per salami e prosciutti.

NUOVE ETICHETTE: LE REAZIONI

L’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti è una battaglia storica di Coldiretti, che non ha trovato tutti d’accordo. Per il presidente della più grande associazione degli agricoltori europea, Ettore Prandini, si tratta di “una grande vittoria per agricoltori e consumatori”. Critica, invece, Federalimentare: “Le norme che possono migliorare le informazioni per i consumatori sui prodotti alimentari sono fondamentali ma, in materia di etichette, devono essere discusse e condivise a livello europeo e non solo italiano”, ha detto il presidente di Federalimentare Ivano Vacondio, che avverte: “Fughe in avanti, come la tendenza all’introduzione di norme nazionali su materie armonizzate a livello comunitario, sono penalizzanti e nocive per il nostro Paese. Per questo, Federalimentare auspica una modifica della proposta attuale e una riapertura del dibattito in sede europea”.

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