Made in Italy, la produzione aumenta

L’Istat certifica una crescita della produzione agricola dell’1,5% nel 2018. Secondo i dati di Ismea calano le importazioni e vola l’export

Nel 2018, in base ai dati dell’Istat, la produzione agricola italiana è aumentata dell’1,5% con una marcata crescita di attività ad alto valore aggiunto come vino e frutta. Del resto questi sono due comparti dove l’Italia registra un surplus, e buona parte della produzione nazionale prende la via dei mercati esteri mentre olio di oliva, lattiero caseari e cereali sono settori in cui, sul fronte della produzione, l’Italia è storicamente deficitaria. Inoltre, secondo i ricercatori di Ismea dal 2007 a oggi il valore delle esportazioni agroalimentari italiane è cresciuto di quasi il 70%, mentre nello stesso periodo l’incremento delle importazioni è stato decisamente inferiore (+32%), con un netto miglioramento della bilancia commerciale. L’Italia, insomma, continua ad importare più di quanto esporta “ma negli ultimi 10 anni ha dimezzato il saldo negativo della sua bilancia commerciale, e questo – spiegano i ricercatori Ismeagrazie al contributo dell’industria alimentare”.

L’OBBLIGO DI INDICAZIONE DELL’ORIGINE IN ETICHETTA

Con il decreto legge Semplificazione intanto è arrivato l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti per valorizzare la produzione nazionale e consentire “scelte di acquisto consapevoli ai consumatori contro gli inganni dei prodotti stranieri spacciati per Made in Italy”, sottolinea Ettore Prandini, presidente di Coldiretti. La norma consente di adeguare ed estendere a tutti i prodotti alimentari l’etichettatura obbligatoria del luogo di provenienza geografica degli alimenti, ponendo fine ad un lungo e faticoso contenzioso aperto con l’Unione Europea oltre 15 anni fa.

VALORIZZARE IL MADE IN ITALY

L’obiettivo della norma è di valorizzare la materia prima italiana, così come è successo per il grano duro. Nel bilancio delle importazioni diffuso dall’associazione nazionale dei cerealisti c’è la conferma di una situazione di dipendenza dai mercati esteri: nei primi dieci mesi del 2108 le importazioni sono aumentate dell’1,7% rispetto al 2017. Ma c’è un dato che potrebbe segnare un punto di svolta: l’acquisto all’estero di grano è diminuito di 392 mila tonnellate. Un calo che potrebbe essere legato proprio all’introduzione dell’etichettatura obbligatoria sulla pasta, che ha rilanciato il grano duro italiano con “la rapida proliferazione di marchi e linee che garantiscono l’origine nazionale al 100% del grano impiegato, impensabile fino a pochi anni”, sostiene Coldiretti.

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