Chiusure domenicali: la Gdo contro la proposta di legge

La bozza depositata è eccessivamente penalizzante secondo i big della GDO. La maggioranza di governo resta comunque aperta a modifiche, in una partita il cui finale non è ancora scritto
Chiusure domenicali: la Gdo contro la proposta di legge

Il premio all’esternazione più colorita va sicuramente al presidente di Gruppo VéGé, Giorgio Santambrogio: “Un inconcepibile ritorno al Medioevo”. Così ha definito gli effetti della bozza di disegno di legge sulle chiusure domenicali e festive presentata nei giorni scorsi in Commissione Attività economiche della Camera dei Deputati. “Non ci resta che piangere”, sembra dire Santambrogio tra le righe, evocando il celebre film di Roberto Benigni e Massimo Troisi che, senza volerlo, si erano ritrovati nel Medioevo. Un salto indietro che avevano affrontato con le difficoltà di chi è secoli avanti. Il testo presentato alla Camera, che prevedrebbe fino a un massimo di 26 aperture domenicali l’anno, ha scatenato i malumori della grande distribuzione, che ha riversato sulla maggioranza di governo tutti i malumori e le preoccupazioni derivanti da questo disegno di legge cui sia il M5S sia la Lega sembrano tenere. La scelta di quando poter aprire sarebbe demandata alle Regioni e vi sarebbero solo quattro festività su 12 nei quali poter tenere aperto. Multe tra 10 e 60 mila euro per chi contravviene.

LA GDO DICHIARA GUERRA ALLE CHIUSURE DOMENICALI

Per Santambrogio queste nuove norme potrebbero creare discriminazioni inaccettabili nella distribuzione: “Lo scenario che si prospetta con questa bozza di legge risulta discriminante per alcune categorie, perché non garantisce il mantenimento della pluralità commerciale, creando una conseguente disparità nei confronti delle grandi superfici, che vengono maggiormente penalizzate. Se da una parte infatti questo testo potrebbe tutelare i piccoli negozianti dall’altra affossa completamente il comparto della grande distribuzione che nel week end genera il grosso del fatturato della settimana. Questo comporterà anche ad un cambiamento delle abitudini di acquisto dei consumatori favorendo naturalmente l’e-commerce che già registra un incremento del 13% rispetto al fisico, in calo dello 0,1 per cento”.

CONAD: PROFILI DI INCOSTITUZIONALITÀ

L’universo Conad intravvede alcuni profili di incostituzionalità e chiede al legislatore un nuovo ciclo di audizioni per bocca di Sergio Imolesi, segretario generale ANCD: “Riteniamo indispensabile che si proceda ad un nuovo ciclo di audizioni al fine di arrivare ad una soluzione che sia condivisa da tutte le categorie del commercio, perché il testo presentato dalle forze politiche di maggioranza, se approvato, determinerebbe un forte arretramento dello sviluppo e della ripresa del Paese che avrà effetti ulteriormente negativi sull’economia, già in fase di recessione e che potrebbe portare a oltre 40mila addetti in meno nel solo settore della GDO. Inoltre, la proposta di legge presenta anche alcuni aspetti di incostituzionalità”.

NOVA COOP: NON SI TUTELANO I LAVORATORI

Il presidente di Nova Coop Ernesto Dalle Rive chiede un fronte comune della GDO per una revisione di questa proposta, che potrebbe creare inaccettabili difformità territoriali: “La normativa riporta nelle mani degli enti locali (Regioni, ndr) l’attuazione ed è facile immaginare che comportamenti applicativi difformi del testo alterino la concorrenza e favoriscano il ritorno a una deregulation che non tutela i lavoratori e i consumatori ma, al contrario, aumenta gli elementi di precarietà. Colpire le imprese della grande distribuzione inserendo limitazioni e tratti distorsivi nella libera concorrenza non può che portare ad acuire le difficoltà del sistema Paese”. Alcuni mesi fa, all’epoca delle prime proposte di legge sulle chiusure domenicali, il mondo Coop si era mostrato il più aperto al rinnovo della normativa, ma le esternazioni di Dalle Rive suonano come una chiusura.

CONSUMATORI DIVISI SULLE CHIUSURE DOMENICALI

Critiche anche da parte del Codacons che boccia la riforma parlando di regalo all’e-commerce: “Tra i 12 e i 19 milioni di italiani fanno acquisti la domenica, e i giorni festivi rappresentano per loro l’unica occasione per dedicarsi allo shopping  – spiega il presidente Carlo Rienzi -. Privarli di tale possibilità attraverso misure che limitano le aperture domenicali, equivale a dirottare gli acquisti dei consumatori verso l’e-commerce che, a differenza dei negozi tradizionali, non subisce alcun vincolo o limitazione”. Confesercenti, da sempre favorevole e ispiratrice di questa riforma, ricorda che tra il 2012 e il 2018 sono sparite quasi 56mila attività di piccole dimensioni. Per il segretario generale Mauro Bussoni, però bisogna “cercare una soluzione condivisa: la liberalizzazione Monti non ha infatti portato la crescita dei consumi che era stata promessa ma ha accelerato le chiusure dei negozi”.

UNA PARTITA ANCORA APERTA

La maggioranza di governo, per bocca del relatore Andrea Dara, ha fatto intendere chiaramente che è disponibile a rivedere il testo sulle chiusure domenicali e ad introdurre misure che limitino distorsioni a favore di Amazon & co., ma senza eccessive diluizioni per non snaturare il senso di questo intervento legislativo a favore delle famiglie e delle piccole attività commerciali. Le 14 città metropolitane starebbero pensando di chiedere una deroga, in vista del loro ruolo nel tessuto economico. Insomma, la situazione sembra essere ancora fluida e la partita lunga e aperta.

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