Pecorino Romano: prezzi in calo, export a picco

L’allarme di Assolatte: “Settore in crisi: anche la politica faccia la sua parte”

La situazione in cui versa il comparto ovi-caprino è davvero preoccupante: momenti difficilissimi, dovuti ad una serie di cause concomitanti”. A lanciare l’allarme è Assolatte, che in una nota ufficiale spiega la genesi della crisi i cui risvolti stanno provocando problemi e proteste, in particolare in Sardegna. L’associazione sottolinea come durante la campagna 2017/2018, la produzione di latte di pecora abbia avuto un notevole incremento (10-15%). Lo stesso ha fatto quella di Pecorino Romano, principale destinazione del latte sardo, aumentata del 24%. Mentre i consumi interni diminuiscono, anche le esportazioni – motore del settore – sono andate a picco (-33%), soprattutto quelle verso il mercato del Nord America, dove il calo dell’export ha raggiunto il 44%.

LA “POLVERIERA” DEL PECORINO ROMANO

Dopo un 2018 che si è chiuso in netta perdita per gli industriali – sottolinea Assolatteche hanno pagato il latte ad un prezzo ben superiore a quelli medi regionali, ci si trova ora con i magazzini pieni e con quotazioni precipitate del 30%: a febbraio dello scorso anno i prezzi all’ingrosso del Pecorino Romano erano superiori ai 7,5 euro, oggi siamo a 5,5 euro. Una polveriera, la cui miccia ha bruciato per settimane, senza che nessuno muovesse un dito – dichiara Giuseppe Ambrosi, presidente di Assolatte. Da un lato i produttori che chiedono aumenti per il loro latte, dall’altro chi si è limitato a guardare e a rilasciare dichiarazioni anti-industriali, sport nel quale nel nostro Paese si eccelle. Dall’altro ancora chi butta benzina sul fuoco rilasciando dichiarazioni di vicinanza, senza conoscere la realtà dei fatti”.

UN SETTORE IN CRISI

Il settore è in crisi, questa è la verità – continua Ambrosi. Lo dimostrano i dati su produzione, prezzi, consumi, export. Lo dimostra il fatto che nessuno in questo momento – cooperative dei pastori comprese – riesce a riconoscere ai pastori prezzi superiori a quelli garantiti dall’industria”. La situazione è estremamente grave: migliaia di litri di latte versati sulle strade e nelle fogne, strade e porti bloccati, blocco degli stabilimenti caseari, che non possono raccogliere il latte, lavorarlo e consegnare i prodotti ai punti vendita:Il clima è esplosivo ed è facile cavalcare la protesta”.

LA PROPOSTA

Da tempo – conclude la nota di Assolatteabbiamo chiesto di lavorare ad un tavolo nazionale dedicato al settore ovi-caprino dove chiederemo alla politica di fare la sua parte. E’ necessario organizzare meglio le produzioni, bisogna ritirare una parte di prodotto dal mercato, è fondamentale trovare risorse per gli allevatori in crisi e dare alle imprese più strumenti. Anche i consumatori possono fare la loro parte: oltre che essere vicini ai pastori, possono mettere nel carrello un pezzo di formaggio di pecora. Sarà un aiuto concreto a tutta la filiera”.

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