Un trancio di Alice per Idea Taste of Italy

Acquisito il 70% della catena di pizzerie al taglio romana. Antolini: “Puntiamo ad avere un centinaio di negozi in gestione diretta”. Il fondo vicino a una nuova acquisizione, che potrebbe essere a maggio
Un trancio di Alice per Idea Taste of Italy

Come nel calcio, trovato lo schema giusto poi si gioca a memoria. E il fondo di private equity Idea Taste of Italy, memore dell’operazione La Piadineria, adesso rimette in campo lo schema con un’altra catena di ristorazione commerciale veloce che si punta a far crescere, come è stato nel caso dell’insegna bresciana. E’ di ieri, infatti, l’annuncio ufficiale dell’acquisizione l’insegna romana Alice Pizza. Un’operazione in più passaggi che ha avuto come risultato finale il controllo del 70% della società Me & Alice da parte del fondo, con il 30% che resterà in capo alla famiglia Giovannini. Questi, dopo aver ceduto interamente le loro quote hanno reinvestito nella società. “Non solo – spiega a Food Pierluigi Antolina, Managing director di Idea Taste of Italyabbiamo acquistato anche 16 punti di vendita gestiti da Family & Friends che erano di proprietà di dieci società. Questo perché la società Me & Alice (quattro milioni di ricavi e circa tre di Ebitda, ndr) si occupava solo della gestione del marchio in franchising delle forniture di materie prime ai punti di vendita in qualità di intermediario. Il nostro progetto è, al contrario, quello di costruire una rete di un centinaio di punti di vendita diretti, che saranno l’ossatura della società così come prevede il nuovo piano strategico. Ci sarà ovviamente spazio ancora per il franchising, nelle aree che non presidieremo direttamente o dove vogliamo, inizialmente, testare il terreno”. Dal primo maggio arriverà anche un nuovo Amministratore delegato, proveniente dal settore, e un manager che gestirà la rete diretta che confluirà in una società creata ad hoc.

LA STRATEGIA DI IDEA TASTE OF ITALY

Alice Pizza, che sviluppa un giro d’affari totale di 76 milioni di euro in questo momento ha 159 punti di vendita (di cui cinque all’estero), tutti in franchising tranne i 16 oggetto dell’operazione che ha permesso l’arrivo di Idea Taste of Italy. “Pensiamo di acquisire una parte dei negozi ora in franchising ai quali affiancheremo, nei prossimi tre anni, una ventina di aperture l’anno di punti di vendita ex novo (In totale saranno quindi superati i 200 punti di vendita, ndr). Le nuove aperture saranno in Italia e con un focus particolare nei centri commerciali che abbiano un buon traffico di visitatori e che ci consentano di raggiungere i target di fatturato, margine operativo lordo e flusso di cassa tale da rendere profittevole l’investimento e rientrare dell’esposizione debitoria connessa all’acquisizione e al suo piano di sviluppo”. Alice Pizza è molto romano-centrica, attualmente, con oltre 80 negozi nella capitale: il piano prevede una maggiore diffusione oltre i confini laziali. In questa fase, inoltre, è esclusa l’espansione estera anche se il tema, a tendere, è interessante dato che la pizza è da tempo un prodotto alimentare universale.

L’ACQUISIZIONE DI ALICE PIZZA

L’acquisizione, la cui cifra complessiva non è stata resa nota, è stata finanziata in parte con una provvista bancaria messa a disposizione da Banco Bpm, Ubi Banca e Illimity Bank. “Abbiamo ottenuto una linea di credito di una trentina di milioni di euro – spiega Antolini -. Di questi, circa una metà sono serviti per l’acquisizione mentre il resto sarà utilizzato per gli investimenti che dobbiamo fare, in primis lo sviluppo della rete con le acquisizioni di cui parlavo, ma anche un’adeguata infrastruttura gestionale per avere maggiore controllo della macchina una volta che la fase di espansione sarà partita. C’è anche da ottimizzare la struttura dei costi, da migliorare la standardizzazione e altri accorgimenti gestionali per far emergere la marginalità che pensiamo sia possibile ottenere”. Lo schema è quello utilizzato per La Piadineria, di cui il fondo conserva circa l’8% dopo aver ceduto il controllo agli inglesi di Permira. D’altronde, queste due reti reti di ristorazione hanno molti elementi in comune, offerta a parte. Ovvero un labor cost contenuto per la mancanza del sevizio al tavolo e un offerta molto focalizzata su un prodotto (piadina o pizza) che si presta a una alta standardizzazione, nonché costi di allestimento dei punti di vendita contenuti.

LE PROSSIME OPERAZIONI

Alice Pizza a parte, il fondo del gruppo Dea Capital è vicino a un’altra acquisizione: “Abbiamo ancora spazio per due operazioni – dice Antolini e crediamo che una si chiuderà per maggio. L’ultima invece è prevista per la seconda metà del 2019. Prosegue, nel contempo, la ricerca di possibili partner per la casa vinicola Botter, di cui abbiamo il 22,5% delle azioni. Abbiamo sul tavolo quattro dossier in questo momento, e le trattative sono già avviate. Resta solo da aspettare le mosse di queste controparti”.

© Riproduzione riservata