Industrie alimentari, il fatturato cresce più al Sud che al Nord

L’ultimo rapporto Ismea indica una crescita del +5.4% per le aziende meridionali, contro il +4.4% di quelle del Nord. Fatturato in rapida crescita anche grazie a imprese più ‘giovani’: +12% contro +8%
Industrie alimentari, il fatturato cresce più al Sud che al Nord

C’è una cosa che al Sud cresce più che al Nord: il fatturato delle industrie alimentari. È quanto emerge dallo studio realizzato dall’Ismea, in collaborazione con Fiere di Parma e Federalimentare, sulle 1.526 imprese alimentari dotate di bilancio e fatturato superiore a 10 milioni di euro. Dal rapporto emerge come, sebbene solo il 23% delle aziende medio-grandi si collochi nel Mezzogiorno (dove prevale una presenza ancora massiccia di imprese medio-piccole), negli ultimi tre anni il fatturato dell’industria alimentare sia cresciuto di più nelle imprese meridionali (+5,4%) che in quelle del Centro-Nord (+4,4%).

INDUSTRIE ALIMENTARI: LE RAGIONI DEL SUCCESSO DEL SUD

Sono molteplici le ragioni del ‘sorpasso’ del Sud, dove nel complesso si contano oltre 344mila imprese agricole e quasi 34mila industrie alimentari, pari al 18,5% del tessuto imprenditoriale del Sud:

  • Qui opera la maggioranza delle aziende dei comparti più dinamici, come quello delle conserve vegetali, e vi è una buona rappresentatività di comparti con buone performance a livello nazionale quali lattiero-caseario, vino, salumi e carni;
  • Vi risiedono aziende che lavorano prodotti specifici con una dinamica molto elevata (e maggiore che nel Centro-Nord) in comparti che hanno fatto registrare ottime performance, quali caffè, cioccolato e confetteria (+14%), prodotti da forno (+18%), olio (+21%);
  • C’è maggiore incidenza di imprese di media dimensione (50-250 dipendenti), il cui fatturato è cresciuto più della media sia nel Mezzogiorno (+7,5%), sia nel Centro-Nord (+8,7%);
  • Vi sono imprese ‘più giovani’ (con meno di 25 anni di attività), in genere più dinamiche, che hanno realizzato una crescita a due cifre del fatturato (+12% contro il +8% nel Centro-Nord).

IL DRIVER DEL MADE IN ITALY

Uno degli elementi di competitività è rappresentato dal prodotto Made in Italy. Non a caso il 55% di un campione di imprese intervistate prevede nella propria strategia di comunicazione la dicitura “100% italiano”. Dal 2015 al 2018, il mercato UE è infatti aumentato per oltre il 70% degli intervistati, e oltre il 50% delle imprese ha visto crescere la propria quota di mercato soprattutto grazie alla leva della qualità e del Made in Italy. Difenderlo e valorizzarlo è un obiettivo comune, da Nord a Sud. Permangono, tuttavia, fattori limitanti come il minore grado d’innovazione – tecnologica riscontrabile anche dal livello più basso di immobilizzazioni immateriali e finanziarie – e la forte dipendenza da fonti esterne di finanziamento, che rende difficile l’accesso al credito per ulteriori investimenti.

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