Dazi Usa, il settore lattiero caseario italiano ha perso 60 milioni in un anno

Le cifre di Assolatte sull’export nel 2020: colpite le principali Dop, ora si spera di passare dalla tregua di Biden ad una vera “pace daziaria”

A causa della guerra commerciale scatenata negli scorsi anni dall’amministrazione Trump sulla base della controversia Boeing-Airbus, i produttori caseari italiani sono stati costretti ad accollarsi dazi aggiuntivi del 25% (oltre a quelli “normali” del 15%) su alcuni dei formaggi più esportati e di maggior valore, perdendo competitività e spazi sugli scaffali della distribuzione americana. Solo nel 2020, questo è costato più di 60 milioni di euro di fatturato export verso gli Stati Uniti.

Con la recente sospensione di 4 mesi stabilita tra l’Ue e l’amministrazione Biden si è gettata la prima pietra per quella che si spera sia una pace daziaria. “La riapertura del dialogo è un primo passo certamente importante – sottolinea Assolattema non definitivo. Bisogna continuare a lavorare per il definitivo azzeramento dei super-dazi”.

L’associazione ricorda come ai super-dazi e alla chiusura del canale horeca per il Covid si siano aggiunti il deprezzamento del dollaro e l’aumento dei costi di nolo. “Un mix esplosivo che ha prodotto un effetto drammatico sulle vendite negli Usa, con cali a doppia cifra per i grandi formaggi più esportati: Grana Padano e Parmigiano Reggiano -22% (in valore), Provolone -16%, Asiago -28%, Gorgonzola -13%”.

UN MERCATO FONDAMENTALE

Gli Stati Uniti sono una destinazione fondamentale per l’export italiano di formaggi, considerando che l’Italia è il loro primo fornitore estero. Gli Usa sono la prima destinazione extra UE per le imprese italiane: nel 2019 valevano circa 38mila tonnellate, nel 2020 sono scese a 31mila.

LA TREGUA DI BIDEN

Ringraziamo tutti i protagonisti di questo importante risultato, frutto di un grande lavoro di squadra” – sottolinea Paolo Zanetti, presidente di Assolatte. “Abbiamo collaborato con i ministeri interessati, la Commissione e il Parlamento europeo, l’ambasciata italiana a Washington. Abbiamo attivato tutte le leve a nostra disposizione per la riapertura del dialogo, un lavoro estenuante che ora comincia a dare segnali positivi”.

Come conferma Phil Marfuggi, all’epoca presidente della Cheese Importer Association, le tariffe aggiuntive del 25% hanno costretto i consumatori americani a riversarsi sulle produzioni nazionali, compromettendo le scelte di consumo future.

La sospensione dei dazi è una buona notizia anche per Marfuggi, che però evidenzia come “una misura temporanea comporti problemi al business delle imprese coinvolte nell’interscambio e continui a generare incertezza sul futuro”.

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