Bresaola della Valtellina IGP, pronti a ripartire

Il comparto è tra i più penalizzati dall’emergenza. Ma non mancano importanti segnali di ripresa, che potranno spingere i consumi appena sarà possibile allentare le misure di restrizione

Dopo anni di crescita, per la Bresaola della Valtellina Igp il bilancio 2020 non può che riportare un saldo negativo. La drastica riduzione dei consumi fuori casa e il cambiamento delle abitudini dei consumatori hanno inevitabilmente penalizzato il comparto, che ha chiuso l’anno con un calo della produzione del -8,78%, a quota 12.600 tonnellate. Il giro d’affari, invece, è diminuito del -7,59%, a 454 milioni di euro. Tuttavia, dietro ai numeri nudi e crudi, si intravedono non pochi segnali di ripresa. A cominciare dall’acquisto del prodotto in vaschetta, già predominante negli anni precedenti, che è cresciuto in termini assoluti (+2,3% sul 2019) con oltre 6mila tonnellate. Cioè il 50% della produzione totale di Bresaola della Valtellina Igp. “Il 2020 non è stato un anno semplice – commenta Franco Moro, Presidente del Consorzio di Tutela Bresaola della Valtellina – . Nel corso dell’estate c’erano stati segnali promettenti di ripresa. Poi, con il ritorno della seconda ondata di ottobre i numeri sono tornati in calo. Tra le cause ovvie c’è soprattutto l’importante riduzione dei consumi fuori casa. E, più in generale, le mutate abitudini del consumatore che, a causa dell’impatto significativo che l’emergenza ha avuto a livello economico e di reddito, ha optato per altre scelte d’acquisto e per altre referenze di salumi dal prezzo medio più basso

ESPORTAZIONI IN CALO

L’export rappresenta il 7% della produzione, con un valore di 18,5 milioni di euro. Sono state esportate poco meno di 900 tonnellate di Bresaola della Valtellina Igp. Un dato significativo anche se in calo oggettivo, causa pandemia, rispetto al 2019 (-29%). Nel complesso, 72% dell’export ha raggiunto i Paesi Ue e il 28% i Paesi extra Ue.

FOCUS SULLA MATERIA PRIMA ITALIANA

Guardiamo al futuro – continua il Presidente Moro – con ottimismo e con la volontà di far ripartire il settore, nonostante le difficoltà legate agli elevati e variabili costi della materia prima bovina. Come Consorzio, abbiamo ridefinito la strategia e le linee di azione, prestando particolare attenzione al territorio e alla sua valorizzazione. Come produttori di bresaola abbiamo intensificato l’impegno di utilizzare tutta la carne italiana disponibile. Tutto ciò registrando un incremento del +17% rispetto al 2019 della bresaola fatta partendo da carne italiana. Certo i numeri sono ancora molto limitati, soprattutto per la Bresaola a marchio Igp, tenuto conto dei requisiti di idoneità previsti dal disciplinare e degli standard qualitativi richiesti che sono un parametro oggettivo. Detto questo, siamo disponibili a valutare ogni possibile collaborazione con la filiera italiana”.

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