Dove passa la transizione ecologica per il settore olivicolo

In un webinar la riflessione di Cia – Agricoltori italiani sul futuro del comparto. Saranno essenziali l’uso dei fondi del Recovery Plan e la capacità di puntare sulle tante cultivar che l’Italia può vantare

Sostenibilità, innovazione e competitività: sono queste le parole chiave per dare prospettiva di lungo termine al settore olivicolo italiano. Con la recente approvazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) da parte della Commissione europea, il comparto ha una grande occasione di rilancio, puntando sul concetto di sostenibilità ambientale e spingendo sul pedale dell’innovazione tecnologica per aumentare la produttività.

Questo il focus del recente webinar “Dalla produzione alla trasformazione: la transizione ecologia per il settore olivicolo” con la partecipazione, fra gli altri, di Dino Scanavino, presidente di Cia – Agricoltori Italiani, Gennaro Sicolo (Italia Olivicola) e Benedetto Fracchiolla di Finoliva, oltre a Donato Pentassuglia, assessore all’agricoltura della Regione Puglia e a Luca Sebastiani, direttore dell’Istituto Scienze della Vita alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Alla tavola rotonda hanno anche partecipato alcune aziende italiane e produttori olivicoli dell’intera area del Mediterraneo, illustrando le migliori pratiche già attuate nel settore olivicolo-oleario.

IL SETTORE OLIVICOLO TRA INNOVAZIONE E SOSTENIBILITÀ

La sostenibilità è un concetto dinamico, che deve essere sempre strettamente legato all’aspetto tecnologico” – ha sottolineato Sebastiani. “C’è spesso un’erronea percezione dell’innovazione come nemica della sostenibilità ecologica e il desiderio di un ritorno arcaico alle origini per le buone pratiche agricole. In realtà, l’agricoltura è sempre stata frutto dell’innovazione e senza di essa è impossibile raggiungere obiettivi di sviluppo sostenibile”.

L’innovazione tecnica e tecnologica, oltre a quella organizzativa e sociale, sono dunque strumenti indispensabili ma nella realtà italiana c’è ancora molta strada fare. Meno della metà delle aziende agricole, infatti, ha finora affrontato il tema dell’intelligenza artificiale e dell’agricoltura di precisione. Nel settore olivicolo, solo un terzo aziende ha investito in nuovi macchinari e attrezzature, vuoi per scarsa capacità finanziaria o per mancanza di incentivi. “Nel comparto – ha ricordato Sebastianiil cambiamento climatico e la mancanza di risorse idriche hanno avuto un pesante impatto sulla produttività, nonostante la domanda e i consumi mondiali siano in costante aumento. Per essere più competitivi nel mercato internazionale e cogliere tutte le opportunità di mercato, gli imprenditori dovranno, dunque, evolversi verso un’intensificazione sostenibile, utilizzando sistemi digitali per aumentare la propria efficienza”.

Favorire l’agricoltura di precisione è decisivo anche per il contrasto alle fitopatie e la riduzione dei fitofarmaci, così come la meccanizzazione può ridurre i costi di produzione e rendere più efficienti i processi. “L’olivo è una delle colture che più rappresentano l’identità del nostro Paese, occorre investire per valorizzare la qualità del Made in Italy e le oltre trecento cultivar autoctone – ha spiegato Gennaro Sicoloma per fare tutto queste sfide occorrono ingenti leve finanziarie”.

Rispetto al tema degli investimenti nell’innovazione tecnologica è intervenuto il presidente Cia, Dino Scanavino, per discutere le importanti opportunità connesse al PNRR. “Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza – ha dichiarato – ci sono diverse proposte interessanti per gli olivicoltori. Dal rinnovo del parco automezzi al fine di ridurre le emissioni, alla promozione dei contratti di filiera, agli incentivi all’installazione di pannelli fotovoltaici e alla logistica, oltre alle opportunità di ammodernamento dei macchinari agricoli utili alla molitura delle olive. In un’ottica di economia circolare, infine, il piano include anche l’ammodernamento della lavorazione, stoccaggio e confezionamento dei prodotti alimentari, col riutilizzo dei sottoprodotti a fini energetici, particolarmente rilevanti nel processo di trasformazione dell’olio”.

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