Il pane “all’italiana” piace agli europei

Il valore delle esportazioni di bakery salato supera ormai i 900 milioni di euro nei paesi Ue. Anche nei primi otto mesi del 2020 è cresciuto del +3% a valore, resistendo alla pandemia
Il pane “all’italiana” piace agli europei

La filiera del bakery salato ha ottime prospettive di sviluppo fuori dai confini nazionali. Dall’analisi Nomisma comparata import-export, aggiornata al periodo 2018-2019, emerge infatti un saldo commerciale consistente e in crescita per il pane e similari “all’italiana”, pari a 486 milioni di euro. Le esportazioni hanno superato i 900 milioni di euro a fronte di una crescita del +9,8%, che è risultata superiore a quella delle importazioni, pari al +6,8 per cento.

L’andamento dei volumi ha ricalcato quello dei corrispondenti valori monetari, mettendo a segno un significativo +10,2 per cento.

IL COVID-19 NON FERMA LA CRESCITA DELL’EXPORT

I dati aggiornati ai primi otto mesi del 2020 (gennaio-agosto) hanno evidenziato un trend positivo dell’export: la variazione sullo stesso periodo dell’anno precedente è stata del +3% a valore e del +3,6% a volume. Nello stesso periodo, le importazioni a valore e a volume sono calate in misura più consistente, intorno al -10 per cento. Si tratta di un risultato lusinghiero alla luce del diffondersi della pandemia anche negli altri Paesi dell’Ue, dove spesso si è registrato un calo della domanda.

PANE E FETTE BISCOTTATE, LE PIÙ RICHIESTE OLTRECONFINE

L’avanzata delle esportazioni a valore anche nei primi otto mesi del 2020 è il risultato del buon andamento delle categorie più tradizionali del bakery salato: pane fresco (+7,2%) e fette biscottate (+1,2%), oltre a crespelle, torte salate, pizzette (+6,3%). Le categorie più legate a un consumo di nicchia (pane azzimo) oppure a occasioni di consumo più saltuarie rispetto agli appuntamenti giornalieri di pranzo e cena (patatine, biscotti senza zucchero) sono invece arretrate, con il calo più consistente fatto registrare dagli snack salati (-19,3%).

L’analisi dei dati risente del fatto che la voce di export più consistente (altri prodotti da forno salati) è un aggregato eterogeneo e non una singola categoria merceologica. La buona performance del pane può derivare dal fatto che i consumatori stranieri, pur apprezzando il valore aggiunto in termini di servizio dei prodotti industriali, percepiscono bene la qualità che caratterizza l’intero ciclo di produzione del pane made in Italy, a partire dalla selezione della materia prima fino al prodotto finale. Tale circostanza, in tempi di pandemia, può avere sostenuto la domanda.

Inoltre, l’offerta italiana di pane (sfuso e confezionato) è ampia e abbraccia varie tipologie, dal multicereale, alle farine speciali, integrali e di grani antichi, fino al pane arricchito con fibre e quello con poco sale. Tali prodotti possono vantare anche nicchie di mercato che si sono dimostrate poco sensibili ai cambiamenti delle abitudini di acquisto e consumo generate dal Covid-19.

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